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Teotihuacan: quando la fantascienza diventa realtà

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A una cinquantina di chilometri a nord est di Città del Messico si trova il sito archeologico più grande e importante del Nord America. Stiamo parlando dei resti dell’antica città di Teotihuacan, la cui costruzione pare avesse avuto inizio tra il IV e il III secolo prima di Cristo nel luogo in cui, secondo la tradizione, gli dei si riunirono per progettare la creazione dell’uomo. Non abbiamo a tutt’oggi notizia certa e informazioni incontrovertibili sull’identificazione del popolo che la fondò. Qualcuno ha ipotizzato che furono i Toltechi ma Teotihuacan venne costruita quando la stessa civiltà Tolteca non si era ancora sviluppata.

Lo stesso nome Teotihuacan venne dato al sito dagli Aztechi diversi secoli dopo la sua caduta e significa “Il luogo dove vengono creati gli dei“. Sappiamo che la città, nella quale in seguito confluirono diversi ceppi di popolazioni mesoamericane compresi gli stessi Maya, conobbe un glorioso sviluppo che la portò ad avere fino a 150.000 abitanti nei primi secoli dopo Cristo. A causa, sembra, di eventi del tutto naturali tra i quali un’insistente siccità attorno al V secolo, la città conobbe un altrettanto breve e drammatico declino fino al suo definitivo abbandono nel VII-VIII secolo.

Quello che ha stupito i ricercatori e gli archeologi è l’incredibile disposizione moderna della città con un viale centrale, il cosiddetto viale dei Morti, attorno al quale sono posizionati i più importanti monumenti tra i quali la Piramide del Sole e la Piramide della Luna. Un piano regolatore che non aveva nulla da invidiare a quelli delle nostre moderne metropoli e che dimostra come gli antichi costruttori avessero conoscenze matematiche e architettoniche di altissimo livello.

Le meraviglie del sito non finiscono certo qui, infatti, se andiamo ad analizzare le caratteristiche della grande Piramide del Sole, ci accorgeremmo come la stessa abbia la medesima base della Piramide di Cheope e cioè 230 mq. Scopriamo inoltre che il più grande monumento di Teotihuacan è alto esattamente la metà della Piramide di Cheope. Un’altra sorpresa ci aspetta se andiamo a visionare l’intero complesso dall’alto: i templi del Sole, della Luna e quello minore di Quetzalcoatl hanno la medesima disposizione di quelli della piana di Giza, ovvero la stessa posizione che hanno le stelle della cintura di Orione. Solo un caso o qualcosa che ci fa riflettere su possibili e, a questo punto, clamorose similitudini tra i due luoghi apparentemente così distanti?

Gli archeologi hanno scoperto che l’intero sito è caratterizzato da una presenza costante di grandi quantità di mica, un minerale dalle spiccate proprietà isolanti elettriche e di resistenza al calore. La mica a Teotihuacan si trova praticamente dovunque, nei monumenti, lungo le strade, nei resti delle abitazioni civili e, alcuni anni fa, è stata scoperta, sempre nel sito, una sala sotterranea contenente un’incredibile concentrazione di cristalli del minerale.

La cosa incredibile è che la mica si trova soltanto in Brasile e cioè a diverse migliaia di chilometri di distanza. Ora ci sarebbe da domandarsi per quale motivo gli antichi costruttori di Teotihuacan si presero la briga di farsi un viaggio così lungo per procurarsi quel minerale dato che non serviva neppure per scopi di abbellimento essendo perfettamente trasparente e quindi invisibile. Grandi quantità di mica sono state trovate anche nei molti tunnel che collegano le piramidi e che si trovano sotto la via dei Morti. Dato che la mica stessa è un ottimo conduttore elettrico, ad essere realisti fino in fondo, verrebbe da pensare che l’intero sito non fosse altro che una gigantesca rete elettrica il cui scopo è a noi però ignoto. Rete elettrica duemila anni fa?! Sembra un assurdo ma allo stato attuale non sembrano esserci altre spiegazioni se non comunque correlate ad un possibile e immenso utilizzo di natura tecnologica all’interno del sito.

Qualche studioso, analizzando le immagini dall’alto, ha fatto un paragone piuttosto ardito tra il sito e un circuito di un moderno computer con le due piramidi nell’incredibile veste di due giganteschi processori. Soltanto una suggestione? Un’illusione ottica di chi ha forse troppa fantasia? Forse, ma comunque l’ipotesi che a Teotihuacan si svolgesse una qualche forma di attività tecnologica a noi sconosciuta sembra qualcosa di più di una suggestiva ipotesi da fantascienza.

Ci sono dei fatti, vedi appunto la presenza massiccia di mica, che chiedono una spiegazione a riguardo e che non sono spiegabili se non ricorrendo all’ipotesi di una produzione di grandi quantità di energia elettrica e di calore che di questa è una delle conseguenze. E’ come se, in qualche modo si fosse anche voluto proteggere gli abitanti da un qualcosa di potenzialmente dannoso e letale. Di sicuro resta il dubbio che a costruire il sito di Teotihuacan e quello di Giza in Egitto possano essere stati i medesimi artefici o comunque che dietro differenti architetti possano esserci stati gli stessi consiglieri.

Non sappiamo, allo stato attuale delle cose, se, oltre ad essere tombe dinastiche, le piramidi di Giza e di Teotihuacan avessero qualche altra funzione tecnologica di natura più pratica e meno simbolica. Quello che continua a non tornare è la sproporzione inspiegabile tra queste immani e gigantesche costruzioni e la mera funzione di sepoltura, sebbene di un re. Un simile dispendio di energie per uno scopo puramente celebrativo della grandezza di un uomo già morto, tra l’altro, diversi anni prima della conclusione degli stessi lavori di costruzione, non ci convince.

Questa stessa sproporzione pare suggerirci che dietro tali imprese costruttive ci fosse in verità qualcosa di assai meno banale del semplice ricordo di un comune mortale, un qualcosa che potrebbe rimettere in discussione l’intera storia umana e che potrebbe portarci ad identificare quegli stessi dei venuti dal cielo con qualcuno che forse non è di questa terra e comunque un qualcuno molto superiore a noi. Le stesse tradizioni mesoamericane continuano a parlarci di dei scesi dal cielo su navi e serpenti alati che vennero ad un certo punto sulla terra per istruire il genere umano ed elevarlo dalla sua originaria condizione primitiva.
Qualche ricercatore autonomo ha addirittura sostenuto che sia Giza che Teotihuacan fossero in verità enormi luoghi di atterraggio di apparecchi spaziali. Un’esagerazione, un’evidente forzatura del testo delle antiche scritture e della natura archeologica dei siti in questione? E’ possibile, nessuno in questo momento è in possesso della precisa chiave di lettura, del decodificatore esatto che ci permetta di fare luce su quello che non abbiamo potuto vedere con i nostri occhi. Ma una cosa è certa: vi sono elementi per lo meno strani che sembrano dirci che c’è almeno una possibilità che qualcosa del nostro lontano passato ci sfugge ancora.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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