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Gli elettori cercano ancora un centrodestra (con o senza trattino)?

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Esiste ancora un centrodestra? O almeno un centro-destra, con un trattino sarkoziano? E non ci chiediamo se esista nelle confuse manovre dei partiti che si accampano in quell’area (caotica, a dir poco: c’è anche un nuovo centrodestra che ha un piede e mezzo nel centrosinistra). Ci chiediamo, più radicalmente, se ci sia ancora nel corpo elettorale, nell’autodefinizione degli elettori.

Le recenti elezioni francesi, segnate dalla “sconfitta trionfale” del Front National e dalla risurrezione un po’ casuale dei sarkozismo, hanno riacceso un simulacro di dibattito. Quale direzione porta il centrodestra (con o senza trattino, variamente coalizzato) al governo? O, almeno, a una mentalità di governo?

Tante le domande compongono questa questione. Responsabilità o ruspa? Moderazione o radicalismo? Liberali o statalisti? Tradizione o relativismo etico temperato? Popolarismo o populismo?

Tante, forse troppe, domande. Mai affrontate con schiettezza, perché si subisce il combinato disposto dell’ansia conservativa del solito ceto politico (Salvini, per dire, è nuovo assai relativamente) e il gregarismo clientelare di una base mai andata oltre gli osanna leaderistici. Ecco che tutti i timidi tentativi civici, per altro alcuni segnati da prepotenze plutocratiche (candidatemi perché ho i soldi), vengono prontamente “strangolati in culla” perché i gestori dei “brand elettorali” (i partiti, per carità, sono un’altra cosa) debbono garantirsi la sopravvivenza.

 

I pozzi sono stati avvelenati da un ventennio di predicazione antipolitica, gestita con maestria partitocratica dalle caste dei “cerchi magici” e della spesa pubblica locale. Ora che sulla scena c’è un “partito dell’antipolitica” (il Movimento 5 Stelle) e un “leader post-politico” (Matteo Renzi) non si trova più uno spazio per la costruzione (se ne guadagna un po’ con la ruspa, ma è poco cosa e non si può installarci il cantiere dell’alternativa). C’è una certa voglia di menar le mani, ma poco disponibilità a sporcarsela nel lavoro politico quotidiano, nella costruzione di una piattaforma che possa far essere una proposta di centrodestra (o centro-destra).

In troppi, tra quanti si dicono altri da Renzi e da Grillo, finisco per essere solo la perniciosa sintesi tra i difetti dell’uno e dell’altro. Pronti a mettere questioni decisive (l’identità e la biopolitica, per dirne due) tra parentesi o a usarne come clava una loro banalizzazione meramente reattiva. E così gli elettori (faccenda assai più rilevante che i destini degli eletti pro tempore) forse nemmeno cercano più una proposta di centrodestra (o centro-destra).


Prima di autoproclarmarsi veri rappresentanti del centrodestra (con o senza trattino), bisogna chiedersi se gli elettori ne vogliano ancora uno.
 

Marco Margrita
@mc_margrita

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Di Redazione Elzeviro.eu

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