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Trump, Draghi e la stampa straniera: chi ha manipolato le elezioni italiane? (Video)

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Siamo giunti al termine di una settimana burrascosa. Dopo quasi 90 giorni dalla tornata elettorale l’Italia ha finalmente trovato un Governo di maggioranza.

È stata tanta però l’attenzione che attori stranieri hanno dedicato alle elezioni italiane e alla formazione del Governo. Un’attenzione che, possiamo ragionevolmente dire, è sconfinata nella volontà di manipolare in qualche modo il risultato.

L’Italia può ancora dire la sua a livello internazionale

Un aspetto che ha in sé sia un lato negativo, ma anche uno positivo. Perché se non è auspicabile l’ingerenza straniera in una votazione democratica, d’altra parte questa spasmodica attenzione è indice dell’importanza vitale che l’Italia ancora ricopre nello scacchiere geopolitico internazionale.

Un messaggio di speranza per tutti gli italiani che negli ultimi anni hanno scelto la via dell’astensione, credendo che il loro voto contasse poco o non contasse affatto. La situazione è ora ribaltata.

L’ingerenza della stampa straniera

Dunque chi ha provato a influenzare la formazione del nuovo Governo? Ma soprattutto ci sono riusciti? Andiamo con ordine. Un primo attore rilevante di questa vicenda è stata sicuramente la stampa straniera. Attraverso editoriali apparsi su giornali apparentemente “rispettabili” Paesi stranieri hanno cercato di gettare benzina sul fuoco nell’ambiente italiano. “Roma apre le porte ai nuovi barbari”, così ha sentenziato il britannico Financial Times, durante la trattativa tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord. Segno che la Corona considera ancora il Mediterraneo come un British Lake su cui esercitare la propria influenza.

Italiani scrocconi” è stato poi il messaggio di Der Spiegel, un giornale che aveva già dimostrato il suo sentimento anti italiano dopo la tragedia della Costa Concordia. Germania e Gran Bretagna attraverso i loro giornali più rispettabili non hanno visto di buon occhio l’alleanza gialloverde. Da parte tedesca perché il nuovo Governo Conte promette di dare battaglia alla posizione egemonica di Berlino in Europa. Da parte britannica probabilmente poco si apprezzano le aperture alla Russia da parte degli esponenti del nuovo esecutivo italiano. Francia e Stati Uniti si sono invece per lo più astenuti da commenti di tal sorta.

Le mosse dietro le quinte di Mario Draghi

Arriviamo al secondo attore protagonista di questa vicenda. Mario Draghi. Nel momento in cui Lega e 5 Stelle hanno trovato l’accordo su programma e squadra dei ministri, inizia a circolare la voce di un possibile fallimento dell’operazione a causa di un nome, quello del Professor Paolo Savona, che non sarebbe stato gradito come Ministro dell’Economia. Il Presidente Mattarella conferma i sospetti respingendo la lista dei ministri presentata domenica scorsa. Ma chi è che non gradiva il prof Savona? Proprio Mario Draghi. Si è scoperto infatti di un’antica antipatia, anche a livello personale, che intercorreva tra le due personalità.

Inoltre le posizioni del Prof Savona sull’euro e  politica monetaria contrastavano con quanto è nei piani della Banca centrale europea. Solo sospetti? Sta di fatto che il tasso d’interesse dei titoli italiani ha subito un’impennata proprio quei giorni e pare che la Bce abbia ridotto di molto l’acquisto dei bot italiani, contribuendo dunque all’aumento dello spread.

Il deus ex machina, Donald Trump

Infine ecco l’arrivo dell’ultimo attore, forse quello decisivo. Gli Stati Uniti d’America. Lo scorso martedì sera, quando il nuovo Presidente incaricato Cottarelli sembrava andare incontro alla sfiducia aprendo dunque a nuove elezioni, è arrivato un messaggio da Washington. “Stiamo aspettando il nuovo Governo italiano”. Un segnale palese di impazienza. Nel frattempo Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, è in visita a Roma e in alcune interviste rilasciate dichiara il suo profondo rammarico per il mancato incarico al Governo gialloverde e in particolare al Professor Savona. Et voilà ecco che la situazione all’improvviso si sblocca. Mattarella chiama Di Maio e riapre la trattativa.

Un’operazione lampo che si risolve nel giro di 24h con l’incarico a Giuseppe Conte e alla nuova squadra di ministri al cui interno vi è proprio il Professor Savona. Poche ore dopo arriva l’annuncio dell’introduzione dei dazi americani sulle importazioni dall’Unione europea. Un segnale chiaro di guerra alla Germania. Ecco che il disegno assume contorni più nitidi. L’Italia più forte e indipendente in Europa per indebolire la macchina economica tedesca. Così gli Stati Uniti hanno appoggiato il proprio alfiere nel Vecchio Continente. Starà ora al nuovo Governo decidere se svolgere il mero ruolo di esecutore di ordini d’oltreoceano oppure assumere una politica indipendente e sovrana, seguendo proprio l’esempio della nuova America di Trump.

 

di Gabriele Tebaldi

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