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Svezia, Italia e la questione di fiducia verso i cittadini

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Mentre il nostro paese è sopraffatto da una strategia di emergenza fra le più severe in Europa e nel mondo, altri paesi portano avanti una linea anti-Covid basata invece sulla fiducia verso i propri cittadini.

di Natalia Castiglioni

Pioniere di questo modello è la Svezia, uno dei paesi sicuramente più moderni e all’avanguardia d’Europa, che ha deciso di affrontare la pandemia in maniera diametralmente opposta rispetto all’Italia. Mentre noi ci troviamo ormai imprigionati nelle nostre stesse case da quasi otto settimane, il governo di Stoccolma ha fin da subito deciso di non costringere il paese al lockdown, adottando come uniche misure di restrizione il divieto a raduni pubblici con più di cinquanta persone e l’obbligo ai locali per la ristorazione di mantenere separati i tavoli.

E’ una scelta che è stata quasi del tutto delegata al capo epidemiologo Anders Tegnell, il quale, convinto dell’impossibilità di contenimento del virus, ha ritenuto che la soluzione più efficiente fosse quella di puntare tutto sull’immunità di gregge.

È una strategia il cui scopo principale, come dichiarato dal primo ministro Stefan Lofven, è quello di evitare delle gravissime ripercussioni economiche e lo stravolgimento dell’assetto sociale del paese. Ma soprattutto, è una strategia che si fonda sulla fiducia.

Una fiducia che il governo svedese ha riposto nei cittadini, investendo sul loro senso di responsabilità e di dovere verso la propria nazione, basandosi su un rapporto di collaborazione con la comunità, confidando nella volontà singola di auto-regolazione di ciascun cittadino.

Seppur questo modello

sia stato fin da subito etichettato come troppo blando e lassista, ora è lo stesso OMS ad applaudirlo, attraverso le dichiarazioni che Mike Ryan, capo del Programma di emergenze sanitarie, ha rilasciato in conferenza stampa pochi giorni fa:

Se vogliamo raggiungere una nuova normalità, la Svezia rappresenta da seguire un modello per tutti.

Di fronte a tale situazione, la domanda che sorge spontanea è evidente: quale è dunque la strategia migliore fra la severità italiana e il tenerume svedese? Numeri alla mano, i casi di infetti e di decessi in Svezia sono ben inferiori rispetto a quelli dell’Italia, e paesi come Spagna e Francia, che hanno adottato una strategia di lockdown puro e duro. Eppure, sempre stando ai numeri, sembrerebbe che il modello svedese stia iniziando a dare segni di cedimento nell’ultima settimana, registrando un aumento dei morti per Covid del 50% rispetto a quelli di marzo.

Forse la risposta, come spesso accade, sta nel mezzo

Forse le strategie che dovremmo ergere a esempi sono quelle attuate da paesi come la Germania e l’Austria che, accanto a misure restrittive (ma non troppo) di lockdown, hanno sviluppato un ottimo sistema di contact tracing, sfruttando la grandezza tecnologica di cui ai giorni d’oggi abbiamo la fortuna di godere, come strumento contro il Covid.

Ma anche in questo caso, si torna a parlare di fiducia verso la comunità, che dovrebbe intelligentemente adottare tali strumenti di propria sponte. In tutto ciò, resta comunque di sottofondo un’amarezza che ormai dilaga negli animi degli italiani, intensificata ancor di più dall’emanazione dell’ultimo decreto. Ci si aspettava di più, ci si aspettava perlomeno qualcosa, e invece, la ripartenza su cui tanto si aveva vagheggiato nelle ultime settimane, si è rivelata essere una chimera. E questo per gli italiani è stato un colpo ulteriore, bisogna ammetterlo.

Quegli italiani che, scongiurando ogni previsione che li bollava certamente come irresponsabili violatori di regole, hanno dimostrato invece in questi due mesi che forse, un po’ più di fiducia dal proprio governo la potevano meritare. Come impariamo tutti nella vita, affinché i rapporti possano funzionare, è necessaria la fiducia. Questo vale anche per il rapporto governo- cittadinanza. Ma è evidente che l’epidemia ha soltanto messo in luce una carenza che grava sul paese ormai da tempo.

E se dunque, in Svezia forse la fiducia può essere stata fin troppo smodata, in Italia è del tutto venuta a mancare.

 

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