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Senegalese incendia autobus con adolescenti a bordo: era pregiudicato

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È successo nella Milano che ha ospitato giorni fa la manifestazione contro il razzismo, un senegalese ha prima sequestrato un autobus con quaranta studenti a bordo per poi tentare di dare fuoco al veicolo.

Fortunatamente non dovrebbero esserci vittime, nonostante l’efferata violenza dell’episodio che proviamo a ricostruire.

“Nessuno uscirà vivo da qui”, il senegalese prende in ostaggio 40 adolescenti

Un uomo senegalese, ma con passaporto italiano dal 2004, di nome Ousseynou Sy ha sequestrato un autobus carico di studenti provenienti da una scuola media di Cremona (in realtà non è chiaro se l’uomo fosse il conducente ufficiale dell’autobus, oppure se si è trattato di una persona subentrata nella vicenda). L’episodio sarebbe avvenuto nella zona di San Donato, nella periferia sud est di Milano. Una volta preso in ostaggio il veicolo l’uomo avrebbe puntato verso l’aeroporto di Linate, minacciando più volte i ragazzini e i loro accompagnatori che “non sarebbero usciti vivi”. Solo l’intervento tempestivo dei Carabinieri ha evitato il peggio.

Il senegalese, probabilmente dietro la minaccia di un’arma, era riuscito ad ammanettare tutti i passeggeri e aveva versato benzina nell’autobus. Bloccato dalle forze dell’Arma, il senegalese è sceso dal mezzo con un accendino, riuscendo comunque a dar fuoco all’autobus.

Il senegalese dà la colpa a Salvini e Di Maio

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Grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco e del pronto intervento i passeggeri sono stati salvati e trasferiti in ospedale. Considerate le dinamiche i Carabinieri valutano anche l’ipotesi di terrorismo. D’altra parte il senegalese si è giustificato, incolpando “Salvini e Di Maio, responsabili delle morti nel Mediterraneo”.

Un’inquietante segnale di come la tendenza di una certa narrativa nell’addossare le colpe di qualsiasi male all’attuale Governo possa avere delle drammatiche conseguenze. Resta invece, ancora una volta, inspiegabile come un soggetto già pregiudicato per guida in stato di ebbrezza e per violenza sessuale (quindi penalmente recidivo) non abbia trovato la giusta severità del martello della magistratura. Un giudice meno permissivo avrebbe sicuramente evitato la tragedia sfiorata di oggi.

Un episodio di cronaca che scuote dal profondo proprio quella città, Milano, che con troppa faciloneria viene spesso indicata come esempio virtuoso di integrazione multietnica.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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