Dopo incessanti segnali di fumo, bontà loro, si accorgono che la nave imbarca più acqua del Titanic.
Tentano così una patetica cena della riconciliazione, in modo da rendere pubblico il rifiuto dei vertici delegittimati verso il “nuovo” che avanza (Zingaretti), ma si arenano prima di riuscire a prenotare il ristorante.
A questo punto, la mente romantica che si era prodigata per tenere a galla il natante alla deriva perde le staffe e consiglia ai compagni di mille sventure di rivolgersi ad un buono psichiatra. Il tutto, rigorosamente in favore di telecamere.
Dopo aver inanellato una simile sequenza di figure da cioccolatai, nel giro di una sola settimana, credono di aver finalmente tastato il fondo con mano, ma ancora una volta si sottovalutano. Ad accelerare in maniera repentina questa incalzante corsa verso l’estinzione (e lo zero virgola), ci pensa un assessore monzese, il quale inaugura una nuova era della Resistenza 2.0: l’antifascismo canino.
Viene il sospetto che i buoni propositi di Calenda possiedano più potenziale negativo e iettatorio persino delle profezie di Fassino.
Filippo Klement