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Il primo errore comunicativo di Salvini

Il Ministro dell'interno Matteo Salvini, durante una delle sue tipiche dirette facebook.

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Le dichiarazioni sui risparmi degli italiani rappresentano il primo scivolone nella strategia comunicativa: fino ad oggi, vero punto di forza del carroccio.

Il governo giallo-verde non è né più né meno fallibile di tanti altri esecutivi ed esattamente come i suoi predecessori, ha senz’altro commesso degli errori macroscopici. Alcuni -per quanto contestabili nel merito- denotano una coerente linea di continuità con i capisaldi programmatici cristallizzati nel romanzesco contratto di governo, oppure con i connotati ideologici delle rispettive identità politiche; il riferimento può spaziare dalle annunciate riforme in campo sociale, come il reddito di cittadinanza, fino alle imperterrite prese di posizione a favore delle forze di polizia (anche di fronte ad evidenti casi di abuso di potere).

Le sanzioni alla Russia

Altri errori invece, sono stati compiuti in aperto contrasto con alcune delle rivendicazioni più intransigenti sbandierate in campagna elettorale: uno su tutti il lassismo, poi tramutatosi in acquiescenza, nella tanto annunciata battaglia per revocare le sanzioni alla Russia. La ferma opposizione proclamata prima delle urne infatti, è stata miseramente disattesa. Con il voto di Giugno al Consiglio dell’UE l’Italia ha prestato il suo consenso alla proroga delle misure restrittive, teoricamente nate per fornire un’esemplare reprimenda dopo l’annessione della Crimea.

Una decisione che ha scontentato non poco parte del fedelissimo bacino d’utenza salviniano, rappresentato dagli imprenditori del nord; e non tanto per una questione valoriale, quanto per motivi prettamente pratici. Come confermato da un recente dossier diramato da Coldiretti, la crociata punitiva nei confronti di Putin avrebbe causato un non trascurabile terremoto economico, quantificabile in un ammanco di circa 11 miliardi nelle esportazioni.

La frase incriminata

Un paragrafo a sé stante invece, va destinato agli strafalcioni comunicativi, appannaggio esclusivo dell’ala gialla dell’esecutivo. Almeno fino a due giorni fa. L’uscita di Salvini sull’aiuto dei risparmiatori in caso di scenari macroeconomici nefasti, rappresenta un unicum senza precedenti nella breve esistenza del governo Conte; sin dal giorno dell’insediamento, l’approccio politico paradilettantesco dei grillini ha dato vita ad un risultato impietoso se contrapposto alla comunicazione leghista, costantemente puntuale e funzionale. Una dialettica pressochè priva di errori. La sapiente strategia comunicativa del carroccio è stata un’arma in più, utile non solo a mettere qualche toppa laddove necessario, ma anche a ribaltare la gerarchia del consenso popolare tra le due compagini di governo.

Fino ad oggi, il confronto comunicativo tra i due vicepremier era stato impietoso.

Il Ministro dell’Interno, nello specifico, ha dichiarato che “la forza dell’Italia… è un risparmio privato senza eguali al mondo. Per il momento è silenzioso e viene investito in titoli stranieri, ma sono convinto che gli italiani siano pronti a darci una mano“. Parole che hanno immediatamente destato preoccupazione e sconcerto da parte di detrattori e non, portando alla formulazione di previsioni apocalittiche, come lo “scenario argentino” o l’introduzione di una patrimoniale.

A placare un po’ le acque (o almeno a fare un pavido tentativo) ci ha pensato Alberto Bagnai, Presidente della Commissione Finanze. Restando in tema di comunicazione per l’appunto, l’elegante arte oratoria del senatore leghista, unita alla forte padronanza della terminologia tecnica economica, rappresenta l’unico modo plausibile per provare a sopperire all’eccesso di superficialità di Salvini.

Le rassicurazioni di Bagnai 

Alberto Bagnai, Presidente della Commissione finanze del Senato

Il cattedratico ha fornito le prime rassicurazioni intervenendo a Radio Capital, durante il programma Circo Massimo. Imbeccato dai conduttori, i quali domandavano se “per supplire al problema del debito pubblico si farà una bella patrimoniale o si attingerà al risparmio privato degli italiani”, Bagnai ha replicato “assolutamente no. Quello che vuol dire è che stiamo facendo una politica che cerca di riorientare i flussi reali e finanziari verso il mercato interno. E questo riguarda sia l’impianto della manovra, sia la fiducia che chiediamo ai risparmiatori italiani; il che non significa mettergli le mani in tasca, ma segnalargli che i titoli di stato sono sicuri, perché non c’è un rischio default all’orizzonte come viene irresponsabilmente paventato da alcunisiamo la seconda potenza manifatturiera europea ed è abbastanza paradossale che da quando mi sono affacciato al mondo dell’economia, ogni anno, i grandi giornali mi informano che siamo sull’orlo del collasso. E invece siamo ancora in piedi: è il caso di infarto più prolungato nella storia dell’economia”.

Dopodichè, il senatore ha rincarato la dose ai microfoni di TgCom24, senza risparmiare una frecciata al modello liberista. “Non c’è ovviamente alcuna intenzione di proporre imposte patrimoniali. Era la sinistra a dire “anche i ricchi piangano”, dimenticando, nella sua ipocrisia congenita, che nel mondo senza frontiere da lei auspicato i veri ricchi si rifugiano all’estero. Alla fine i ricchi da aggredire, nel mondo che idolatra il mercato, sono la classe media, quella che va eliminata, perché è fatta di persone che non stanno abbastanza bene da non avere pensieri, né abbastanza male da non avere il tempo per pensare. È un film già visto con Monti, e chi volesse proiettarlo oggi dovrebbe passare sui nostri corpi”.

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Di Filippo Klement

Classe 1990, ha studiato giurisprudenza, a latere un vasto interesse per la storia contemporanea e la politica.

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