Politica interna

Referendum sul taglio dei parlamentari. Perché è una riforma insensata

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Una riforma è buona o brutta a seconda dei punti di vista, ma non buona o brutta tout court. Per me questa riforma è semplicemente insensata: si tratta di interrogarsi sul funzionamento della nostra democrazia, che come tutte le democrazie ha i suoi aspetti burocratici.

Federico Pizzarotti

I numeri (nell’immagine) ci parlano ora di una rappresentanza più o meno equilibrata tra le principali nazioni europee, ma con il taglio dei parlamentari la rappresentanza democratica italiana diminuirebbe in misura non indifferente: 1 parlamentare per ogni 100 mila abitanti.
Non è un attentato alla democrazia, non viene meno il principio democratico ma, cosa non da poco, si ridurrebbe la rappresentanza territoriale per numero di abitanti e ciò si riverberebbe sul funzionamento della macchina democratica: già ora sentiamo i parlamentari poco vicini ai territori e alle loro esigenze (o non è così?), figuratevi dopo la riforma.

Ma a fronte di cosa si tagliano i parlamentari?

Dicono quelli che la vogliono: a fronte di un risparmio economico. Ma rispetto al bilancio dello Stato è un risparmio esiguo! Ma davvero il risparmio va fatto sulla rappresentanza (principio democratico sostanziale) e non, chessò, sui dicasteri, sulla burocrazia (investire sul digitale è, a sua volta, un risparmio economico), sulle decine di enti pubblici la cui funzionalità è dubbia e farraginosa, sullo stipendio stesso dei parlamentari, che ancora oggi fa tanto discutere? Queste voci vanno tutte bene? Non ci sono sperperi di denaro pubblico?

Però  al tempo stesso non si riduca la discussione sul risparmio economico, favorevoli o contrari.

Quanto sarebbe povera la nostra azione politica, e le nostre idee sulla democrazia, se ci soffermassimo esclusivamente su questa voce?
Sarebbe come dire che la politica è un’attività positiva e benefica quando chi la fa sa spendere, quindi risparmiare, meno degli altri.

No: è la qualità che conta.

È la qualità delle nostre azioni, la qualità delle nostre riforme, la qualità delle nostre idee, la qualità dei nostri investimenti, la qualità dei nostri servizi, la qualità della nostra rappresentanza.
È la qualità l’obiettivo verso cui dobbiamo dirigerci.

Invece si nota poca qualità e tanta, tanta semplicità.

D’altra parte chi ha voluto questa riforma costituzionale è quel partito che ha posto per se stesso principi inderogabili e granitici per poi rinnegarli il giorno dopo.
Non c’è qualità in tutto questo, solo tanta tanta arrogante semplicità. Voto NO al referendum, e non perché la democrazia sia sotto minaccia, ma perché ci stiamo indirizzando verso una democrazia senza qualità.
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Redazione Elzeviro.eu

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