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I paperoni monopolisti della Silicon Valley contro le libertà costituzionali

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Un’altra interessante voce fuori dal coro del nostro Emiciclo legislativo in materia di censura da social network, proviene da Pino Cabras.

Cabras, in forza 5 Stelle, e` spesso e volentieri stato voce critica all’interno del partito. In merito alla vicenda della cansura di Twitter nei confronti del Presidente degli Stati Uniti uscente Donald J. Trump, la critica contro gli amministratori dei social networks americani è asprissima. E diversamente non potrebbe essere.

Courts to Government Officials: Stop Censoring on Social Media. | Electronic Frontier Foundation

Ormai quasi archiviato il torbido episodio di alcuni giorni fa (con cui a Washington è tramontata la breve Era Trump), nel giro di poche ore siamo stati messi di fronte a un’emergenza democratica di nuovo tipo, molto più pericolosa per tutti, non solo negli Stati Uniti. Anche se il padrone di Facebook non indossa un cappello cornuto (che pure lo renderebbe meno inquietante), è un pericolo per la democrazia molto più forte dello sciamano sciamannato che ha zampettato per mezzora nelle sale di Capitol Hill.

Quello se n’è andato, Zuckerberg invece rimane e ci detta le nuove regole, trattandoci, a miliardi, come neo-sudditi.

I monopolii oligarchici della Silicon Valley stanno espandendo vertiginosamente e per via repressiva il loro controllo sul dibattito politico. La questione va ben oltre il “deplatforming” che sta privando Donald Trump di ogni accesso alle grandi reti sociali e che colpisce in modo mirato i suoi collaboratori in una sorta di “morte civile” accelerata. Le piattaforme Android, Google Plus, Apple vogliono impedire che gli utenti possano scaricare e utilizzare social network alternativi a quelli che oggi hanno deciso di impedire loro il dibattito.

L’American Civil Liberties Union

(Unione Americana per le Libertà Civili, sigla ACLU), una grande organizzazione non governativa che da un secolo in qua difende i diritti civili e le libertà individuali in USA, e che pure non ha fatto nessuno sconto a ‘The Donald’, lancia un allarme inaudito:
Dovrebbe preoccupare chiunque quando accade che aziende come Facebook e Twitter esercitano il potere incontrollato di rimuovere le persone da piattaforme che sono diventate indispensabili per la libertà di parola di miliardi di persone.
Fieri anti-trumpiani italiani come il direttore del quotidiano ‘Domani’, Stefano Feltri, o il filosofo Massimo Cacciari, hanno comunque riconosciuto che quel che sta accadendo è pericolosissimo, già ora, già qui, da subito: le scelte politiche di Facebook e i suoi fratelli sono eversive e minacciano concretamente e immediatamente la libertà di parola. S’immagina cosa costato a Feltri mettere questo titolo, ma l’ha messo: «Dobbiamo temere più Facebook che Trump».

È così. Chi non ha capito a che punto siamo si troverà a pagare un prezzo altissimo in termini di libertà.

Concordo con l’allarme lanciato in proposito anche da Davide Casaleggio, che esordisce in un post con un cardine del pensiero autenticamente liberale:
Non essere d’accordo con qualcuno è il miglior punto di partenza per non essere d’accordo sulla sua censura.
Così come concordo con l’allarme di Glenn Greenwald, grande giornalista investigativo statunitense:
Il potere centralizzato sulla democrazia statunitense (e su altre democrazie) concentrato nelle mani di un numero esiguo di oligarchi irresponsabili della Silicon Valley è sbalorditivo, senza precedenti e insostenibile.
Il 18 novembre 2020 Cabras ha presentato assieme a diversi colleghi (non solo del M5S) un’interrogazione parlamentare (https://www.facebook.com/pinokabras/posts/3622139201141552) in cui so sottolinea che gli atti di censura impongono «una riflessione, anche normativa, circa la necessità di regolare e garantire la libertà di informazione e la libertà di manifestazione del pensiero sulle piattaforme social, nonché di prevenire la formazione di posizioni dominanti o monopolistiche nel settore dell’informazione e delle comunicazioni tra cittadini».
E si chiede:
«- se il Governo non ritenga di dover agire con urgenza per garantire la libertà di opinione e di manifestazione del pensiero negli spazi virtuali;
– se il Governo non intenda attivarsi nelle opportune sedi internazionali per addivenire a una Convezione internazionale per la tutela e la promozione delle libertà di pensiero e di informazione nelle piattaforme dei social network.»
Il tema e` oggi di un’urgenza pressante.
I padroni della Silicon Valley hanno dichiarato guerra alla sostanza delle nostre Costituzioni. Bisognerà ispirarci più che mai alle nostre Costituzioni per sconfiggerli.

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La polizia del pensiero dei grandi social e Trump buttato fuori da Twitter

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