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Meloni vuole più soldi per l’emergenza, ma era favorevole al pareggio di bilancio

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L’emergenza Coronavirus continua senza sosta e fino ad ora non si vede all’orizzonte una soluzione politica di lungo respiro che vada aldilà delle semplice misure di restrizione della quarantena.

In sostanza, il peso del virus è stato completamente scaricato sulle spalle dei cittadini. Dipende unicamente dalla loro disciplina, finora impeccabile, il rallentamento della diffusione del virus. Dipende dalla pazienza dei medici, di lavorare con mezzi e stipendi inadeguati, la resistenza del sistema sanitario nazionale. Dipende infine dai lavoratori italiani e dalla loro capacità di resilienza, il destino del sistema economico e sociale italiano.

Tutto sulle spalle dei cittadini

perché chi in questi momenti d’emergenza dovrebbe intervenire, ovvero lo Stato, non lo fa. Questa inazione dell’autorità centrale dipende in buona sostanza da due elementi principali:

  1. La firma di trattati sovranazionali che hanno vincolato la capacità di spesa pubblica dello Stato italiano a parametri inadeguati e dannosi per fronteggiare crisi del genere.
  2. Il susseguirsi di classi politiche, negli ultimi 30 anni, incapaci di capire la pericolosità di questi trattati e che non hanno saputo predisporre delle vie di uscita.

Il panorama politico attuale è un esempio lampante del punto 2. Chi è al Governo, con una maggioranza sgangherata in Parlamento e in minoranza rispetto all’indice reale di gradimento degli elettori, sta infatti proponendo ricette perfettamente in linea con i trattati sottoscritti, responsabili tra le altre cose della carenza di posti letto negli ospedali italiani.

Le proposte del Governo

tra cui i “coronabond”, non incidono infatti sulla capacità reale di spesa statale, ma propongono semplicemente altre vie di ottenimento di prestiti, che una volta terminata la crisi dovranno essere restituiti.

Sul versante dell’opposizione la situazione è, se vogliamo, ancora più drammatica. I partiti che si sono auto etichettati come “sovranisti” hanno proposto finora ricette analoghe a quelle governative, con la sola differenza di chiedere più liquidità, ovvero più soldi in circolazione. Sempre a prestito.

Tra questi vi è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che in un recente video pubblicato sulla sua pagina Facebook ha chiesto che il Governo faccia arrivare 1000 euro sui conti correnti degli italiani in difficoltà. Soldi che andrebbero quindi trovati andandosi ad indebitare sui mercati internazionali o tramite l’acquisto dei nostri titoli di Stato da parte della Bce, sulla cui generosità c’è ben poco da sperare.

Non c’è da stupirsi però che Giorgia Meloni

proponga una ricetta perfettamente nei canoni dell’europeismo. La stessa leader di Fratelli d’Italia aveva infatti rivendicato apertamente il suo pieno sostegno al principio del pareggio di bilancio in Costituzione. Ovvero quella norma, introdotta con riforma costituzionale dal Governo Monti, che obbliga lo Stato a pareggiare le sue spese e le sue entrate. Insomma, una legge che equipara lo Stato ad una semplice azienda, declassando contemparenamente il ruolo dei politici a quello di semplici amministratori.

Ecco in questo momento di crisi internazionale, è proprio su quel punto che dovrebbe giocarsi la battaglia per costruire la società di domani. Tra chi pensa che lo Stato e la politica siano solo un intralcio allo sviluppo economico privato e chi invece è convinto che lo Stato sia ancora oggi la più grande ed efficace invenzione sociale della storia umana, in grado di regolare in maniera armonica la vita di un popolo.

In Italia, sovranisti e non, sembrano tutti nel primo schieramento.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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