Home / Affari di Palazzo / Politica interna / L’attuale esecutivo ha messo l’Italia in ginocchio, parola di Marco Mori

L’attuale esecutivo ha messo l’Italia in ginocchio, parola di Marco Mori

Condividi quest'articolo su -->

Il Governo Conte ha paventato l’ipotesi di un prolungamento dello stato di emergenza fino alla fine dell’anno. Una decisione da subito criticata da larga parte dell’opposizione parlamentare, ma anche dell’opinione pubblica.

Eppure l’esecutivo sembra voler mantenere questa linea anche alla luce della possibile crisi socioeconomica che potrebbe emergere con forza a partire dall’autunno prossimo.

Abbiamo quindi voluto approfondire questo tema e altri connessi alla crisi da Covid-19 insieme all’avvocato Marco Mori, opinionista e membro del partito Vox Italia, capace di leggere da un punto di vista puntualmente giuridico tutte le ultime vicende poliitiche che si sono succedute negli ultimi mesi.

D) Il Governo italiano ha da poco paventato l’ipotesi di prorogare lo “stato d’emergenza” fino al 31 dicembre, unico caso in Europa. Può dirci se secondo lei esistono dei presupposti per giustificare questa scelta e quali implicazioni avrà sulle libertà personali dei cittadini?

Da un punto di vista strettamente giuridico la dichiarazione di “stato di emergenza” appare un autentico strappo alla volontà esplicitata nella nostra Costituzione di avere un governo “debole”, mero esecutore della volontà parlamentare, unico organo depositario della sovranità popolare.

La Costituzione ammette solo l’eccezione dello “stato di guerra” in cui le Camere delegano al Governo i poteri speciali necessari. Ogni altra situazione, compresa l’emergenza sanitaria, va gestita attraverso lo strumento del decreto legge, che consente solo in casi di necessità ed urgenza al Governo di legiferare con assunzione di responsabilità.

Il decreto deve però essere convertito dal Parlamento nei successivi sessanta giorni a pena della sua perdita di efficacia ab origine.

Nel caso in esame il conferimento di pieni poteri è avvenuto in forza di una legge ordinaria che appare, a prima vista, palesemente incostituzionale poiché diretta a superare i vincoli imposti dalla Costituzione.

La libertà personale non è mai comprimibile se non per ordine dell’autorità giudiziaria, quella di circolazione è invece limitabile per comprovate ragioni di salute ma solo attraverso atti aventi forza di legge e dunque attraverso l’uso dei decreti legge e non attraverso meri atti amministrativi (gli ormai tristemente noti DPCM) che sfuggono dal potere di conversione del Parlamento.

L’emergenza Covid ha dunque creato un precedente oggettivamente pericolosissimo per la tenuta della nostra democrazia ed è gravissimo, lasciatemelo dire, che si pensi addirittura ad una proroga dell’emergenza in assenza di un’emergenza attuale, ma in forza della mera possibilità che la situazione eccezionale possa ripetersi in autunno.

Così si è dato luogo ad una sorta di “emergenza preventiva”, concetto ancora più pericoloso per la tenuta democratica del Paese.

D) L’attuale esecutivo sembra non essere riuscito a dare risposte concrete ai bisogni dei lavoratori e delle piccole e medie imprese per superare la crisi post Covid-19. Lei ritiene che le forze di opposizione (Lega, Fratelli d’Italia e Forza italia) sarebbero riuscite a fare di meglio?

L’attuale esecutivo ha messo l’Italia in ginocchio. La crisi ha evidenziato la totale impossibilità per un Paese privo di sovranità monetaria di rispondere ad una qualsiasi emergenza. Posto che la Maggioranza non ha mai messo sul piatto l’idea di finanziarsi “sovranamente” creando moneta, azione peraltro attuata in molte altre Nazioni, ogni altra scelta ha costituito unicamente un passo in più verso il baratro. Non sono e non saranno i prestiti a poterci risollevare.

Diciamoci la verità, uno Stato senza sovranità monetaria, non poteva permettersi nemmeno una settimana di lockdown. Il lockdown in queste condizioni è in tutto e per tutto peggiore del virus, che per la verità è stato ampiamente sopravvalutato nella sua reale forza. Anche di questo sarebbe l’ora di prendere atto senza false ipocrisie.

Nulla sarebbe cambiato con al governo le attuali opposizioni, che in realtà di opposizione in questo periodo non ne hanno mai fatta. Infatti nemmeno Lega o Fratelli d’Italia richiedono il riscatto della sovranità monetaria o quanto meno un’iniezione diretta di liquidità nelle tasche dei cittadini da parte di BCE a fondo perduto. Queste sono le uniche soluzioni per rispondere all’emergenza ed evitare i sempre più probabili gravi disordini sociali dei prossimi mesi.

D) Lei da sempre ritiene che l’unica via percorribile per risollevare la situazione italiana sia l’uscita dall’Unione europea con abbandono dell’euro senza se e senza ma. Ora si stanno formando diversi movimenti che vanno in questa direzione, tra cui Vox Italia, a cui lei appartiene, e il partito di Gianluigi Paragone che vedrà probabilmente a breve la luce. C’è la volontà di fare un fronte comune per entrare in Parlamento?

La volontà di creare un fronte comune deve essere l’obiettivo di tutti noi. L’importante però è fare fronte solo con chi ha una posizione radicale, le mezze misure e i compromessi non servono, anzi sono dannosi alla causa. Paragone da questo punto di vista è partito molto bene, aspettiamo con ansia il suo programma.

L’Italia deve lasciare l’Unione Europea senza se e senza ma e auspicabilmente contribuire alla sua distruzione visto che essa rappresenta, con le sue politiche ultraliberiste e fortemente aggressive sul piano internazionale, politiche pacificamente imperialiste, addirittura una grave minaccia per la pace mondiale.

Gli assetti mondiali non possono rimanere in equilibrio se i rapporti resteranno basati sulla forte competizione, la pace si ottiene solo con la solidarietà e la cooperazione. L’Unione dunque va spazzata via.

D) In questi ultimi mesi abbiamo visto un’offensiva generalizzata da parte delle istituzioni contro alcune libertà fondamentali del cittadino. Dalla libertà di movimento, a quella di assembramento, fino a quella di parola e di pensiero e lei ne è stato vittima in prima persona. Ci può spiegare quello che è successo con la Questura di Genova e come pensa di muoversi per difendere la sua posizione e i suoi diritti?

L’attacco alle libertà fondamentali è palese e violento. Tutto ciò che non è allineato alla narrazione dominante viene tacciato di eversione o, nella migliore delle ipotesi, di complottismo. La deriva totalitaria determinata proprio dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea è ogni giorno più evidente.

L’azione della Questura, o meglio del singolo dirigente che ha segnalato il video in cui sostenevo quanto ho detto anche in questa intervista, non mi ha tolto un minuto di sonno. Non ho intenzione di difendermi in fase d’indagine, voglio il processo. Perché è l’unico modo per parlare seriamente, ed in un’aula penale, del reale stato della democrazia in questo Paese.

Uno Stato senza sovranità non è più tale, in esso il popolo non ha più alcun potere di imperio sul proprio territorio. Viviamo in una situazione analoga a quella di un’occupazione militare e il codice penale punisce i delitti contro la personalità giuridica dello Stato. Penso ad esempio all’art. 243 c.p. che sanziona penalmente ogni accordo, anche un trattato dunque, diretto a compiere atti ostili contro la personalità giuridica dello Stato.

Non avere la sovranità neppure per salvare imprese e famiglie al collasso è la prova più lampante dell’aggressione alla personalità giuridica dello Stato che abbiamo subito. Dire di voler manifestare contro il Governo per  chiedere il riscatto della sovranità nazionale è il semplice esercizio di un diritto costituzionale, è il tentativo di ripristinare la democrazia in questo Paese.

Ma lasciatemi dire che se le forze dell’ordine e la Magistratura facessero il loro dovere, perseguendo chi ha ceduto la sovranità nazionale e chi mantiene in essere queste cessioni, non ci sarebbe certamente bisogno della piazza.

La mia idea di protesta è chiaramente pacifica e non violenta, non è certo del caos che abbiamo bisogno. Ma certamente immagino una protesta costante e ripetuta nel tempo fino a che non sarà ripristinata la legalità.

Una protesta dunque che dia coraggio alla stessa Magistratura di agire per la difesa obbligatoria della sovranità nazionale, una protesta di tale durata che renda impossibile, da parte dei grandi media, continuare ad ignorare il tema della sovranità monetaria. D’altronde i permessi per manifestazioni continue pacifiche ed ordinate non possono essere negati da chicchessia.

D) Lei come ligure ha sicuramente avuto un occhio di riguardo sulla questione del nuovo Ponte di Genova, che il Governo ha nuovamente affidato alla famiglia Benetton. Ci può spiegare i passaggi giuridici che l’esecutivo avrebbe potuto adottare per revocare la concessione senza pagare indennizzi ad un gruppo che risulta ancora indagato per il crollo del Morandi?

La questione era in realtà molto semplice. Ancora una volta è la Costituzione a dire cosa poteva essere fatto. L’art. 43 Cost. consente per insindacabile interesse nazionale l’esproprio per pubblico interesse di imprese o categorie di imprese, specialmente quando operano in monopolio.

In questi casi peraltro la stessa idea di privatizzare è assolutamente folle, costituendo sempre un danno erariale per lo Stato, un autentico illecito da perseguire.

Il Governo doveva nazionalizzare la società concessionaria e congelare l’indennizzo (che certamente non significa in ogni caso pagare le quote al valore di mercato come faranno con la soluzione vergognosa avanzata in questi giorni) fino all’accertamento delle responsabilità, che francamente paiono davvero chiare.

Alla condanna penale dei vertici di autostrade sarebbe seguito un bel calcio nel sedere ai Benetton. Invece dell’indennizzo si sarebbero trovati una richiesta miliardaria di risarcimento danni.

Peraltro è facile rilevare come lo Stato, potendo legiferare, si pone sempre su un piano di palese superiorità rispetto a qualsiasi privato.

Certo Autostrade per l’Italia avrebbe potuto tentare la strada giudiziaria, magari attraverso un passaggio alla Corte Costituzionale per valutare la legittimità di una legge che sospende l’indennizzo.

Tuttavia, posto che la Corte può intervenire solo ex post, lo Stato è sempre in vantaggio, potendo sempre rimediare con una legge successiva anche ad eventuali interventi della Consulta. Fermo restando che non ci sono profili d’incostituzionalità nell’agire come ho appena detto, per sostenerlo ci vorrebbe una bella fantasia.

 

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

La furia cieca e lo stridor di denti della sinistra sconfitta

Dopo il successo clamoroso di “Fratelli d’Italia” si scatena nel paese la furia scomposta di …