Guardare gli avvicendamenti ai vertici del PD è come guardare gli avvicendamenti degli ospiti della Gruber.
di Andrea Zhok
Salvo gli occasionali ospiti bersaglio, da prendere a colpi di ortaggio per la gaffe del giorno, e che poi spariscono nel nulla, gli altri sono sempre gli stessi, una ventina o poco più.
A rotazione qualcuno è in auge per qualche puntata di fila e qualcun altro cade momentaneamente in disgrazia, salvo fare un glorioso ritorno a qualche settimana di distanza.
Le stesse facce moderatamente simpatiche
moderatamente intelligenti, moderatamente noiose, ma straordinariamente capaci nel riproporre indefinitamente la stessa minestra riscaldata di benpensantismo progressista e moralismo gauche caviar.
Eccola la grande giostra rosé.
E via per un nuovo giro, mentre la musica suona e tutti sembrano sfrecciare sfavillanti di ottimismo, solo per restare sempre rigorosamente a girare sul posto.