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Draghi è un pericolo per la democrazia. Salvini e Di Maio non sono all’altezza di replicare

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I mainstream media sono vieppiù silenti sulle gravi accuse di Mario Draghi nei confronti della democrazia.

Più o meno giustamente i mezzi d’informazione si schierano contro le accuse del ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio, che accusa il presidente della Banca Centrale Europea Draghi di generare insicurezza e di “avvelenare i pozzi”. Lungi da noi prendere le parti di Di Maio, ma soltanto cerchiamo di soffermarci sulle tragiche esternazioni dell’euroburocrate.
Due giorni fa a Francoforte Draghi ha placidamente espresso un concetto agghiacciante: secondo il presidente della BCE, infatti, noi europei

viviamo in un regime di dominanza monetaria.

Ciò che farebbe di lui un monarca, o un tiranno, stando alla degenerazione erodotea delle forme di governo, anche se probabilmente qui si tratta di una degenerazione monetaria della burocrazia weberiana.

Invero l’istituzione non democratica della Banca Centrale Europea, proprio come un tempo la Banca d’Italia, agisce in totale autonomia rispetto agli stati, che sono dotati di sovranità ed autonomia, pur nel rispetto dei vincoli Europei, rispetto dovuto ab origine dalla volontaria sottomissione agli stessi derivante dalla firma dei trattati.

Il regime di dominanza monetaria “monetary dominance”, è invero un concetto ben diverso: si tratta della soggezione dei Paesi – e delle loro istituzioni elette in modo democratico – alle politiche fiscali poste in essere dai tecnocrati delle banche centrali. Pedissequo appare ribadire che per ogni scelta politica d’ogni esecutivo “eletto dal popolo” siano essenziali le risorse economiche ricavate dalla imposizione fiscale statuale.

Affermare con arrogante nonchalance che gli stati delle Dodici stelle – o almeno i 19 dei 28 (presto 27) che adottano l’Euro – vivano in un regime (unico grassetto di questo articolo) di dominanza monetaria è l’affermazione tonda e limpida, nella sua opacità, del fatto che viviamo sotto la dittatura delle banche centrali, in specie, della BCE. Si tratta della rivendicazione antidemocratica dell’egemonia di istituzioni non votate in seno all’organizzazione sovranazionale in teoria più democratica del mondo: quell’Unione europea che ha eliminato la guerra entro i suoi confini dalla nascita e fino ad oggi.

Già nel 2011 il burocrate Trichet, insieme al suo successore Draghi avevano rivendicato tale rischioso concetto, con firma e controfirma, scrivendo al regno di Spagna minatorie raccomandazioni economiche. Anche l’Italia nello stesso anno è stata destinataria di tali “raccomandazioni”, pregne di misure che i Governi avrebbero dovuto seguire al fine di evitare le crisi finanziarie e l’intervento della BCE che, come si sa, è prestatore di ultima istanza.

Quello di prestare denaro, però, è proprio il compito sostanziale della BCE, ontologicamente eretta per scansare le temute crisi di liquidità dei sistemi bancari aderenti all’Eurozona. Arrogarsi un simile potere, invero, è del tutto anticostituzionale: non esiste costituzione nell’Europa continentale che dia a qualsiasi istituzione – figurarsi: non votata – un predominio come quello rivendicato da Mario Draghi a Francoforte.

Ma ecco il paradosso: queste esternazioni sono preoccupanti, in primis perché vanno contro il diritto costituzionale e le istituzioni democraticamente elette, così spesso tacciate, ultimamente – a ragione o a torto – come antidemocratiche, in secundis perché sono di un’arroganza crescente negli anni, e i politici odierni non hanno gli strumenti intellettuali per farvi fronte.

Ci si può immaginare un Parlamento sovrano con Craxi, Berlinguer, Almirante, ecc. come avrebbe reagito di fronte a tali esternazioni? Non certo con sconclusionate esternazioni di un trentenne che si è appena tolto il grembiule da venditore di bibite allo stadio. Né quelle di un demagogo arraffavoti, pronto a farsi selfie sui luoghi delle tragedie e a promettere riforme che non arrivano mai, prono a rivendicare risultati di ministri che lo hanno preceduto e a sfottere la magistratura in dirette Facebook.

Saranno questi individui a fermare il pericolo democratico che burocrati di tal fatta rappresentano? Paradossale e poco credibile… Ancor più flebile speranza risiede nel Capo dello Stato, che pare più un monarca senza regno, un mero inquilino quirinalizio piuttosto che un vero politico alla Cossiga… Qualcuno potrebbe suggerire che l’Italia ha anche un Presidente del Consiglio: nessun commento da fare al riguardo.

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