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Degrado culturale: saranno aboliti i voti numerici a scuola

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Quando ci si chiede smarriti come si possa essere arrivati a questo punto, è importante capire che c’è sempre una logica ferrea nel processo che va dal male al peggio al pessimo, in un indefinito trascolorare verso l’abisso.

di Andrea Zhok

Prendiamo la scuola.
Abbiamo già avuto modo di metterci allerta con il neoministro Bianchi. Però a ricordarci che ci muoviamo sempre nell’ambito di una continuità nell’infimo, ci sono i lasciti del precedente duo Azzolina-Ascani.

Arriva oggi la nuova pagella delle elementari.
Ed eccoci alla miliardesima Grande Rivoluzione Pedagogica, in cui, come accade ciclicamente da quando ho memoria, si decide che il precedente sistema valutativo è obsoleto, meschino e oppressivo, e che bisogna assolutamente rinnovarlo.

Dunque bando a quell’abominio dei voti numerici, perché le anime dei nostri teneri virgulti non possono essere colte nella loro complessa sensibilità dalla fredda realtà dei numeri.

Al rogo (di nuovo) quegli orribili “5” e “10”

La modernità ha finalmente fatto breccia (di nuovo).
E questa volta i nostri poeti là giù, presso il Ministero della Pubblica Distruzione hanno prodotto la seguente mirabile griglia quadripartita:
“Avanzato”
“Intermedio”
“Di Base”
e (rullo di tamburi)
“In Via di Prima Acquisizione”

[Cioè, signora, suo figlio in classe si esercita per la corsa campestre e nessuno ha mai visto un quaderno, però nessun problema, noi siamo tutti certi che il virtuoso processo di acculturazione è in fieri.]

Questa Grande Rivoluzione Pedagogica sarà accompagnata da corsi di aggiornamento biennali per il corpo docente delle scuole elementari, in modo da imparare a maneggiare i nuovi “strumenti didattici” così da ridisegnare-un-percorso-che-metta-al-centro-gli-studenti-li-renda-protagonisti-attivi-di-un-processo-di-formazione-e-crescita” (cit.)

Uno avrebbe potuto pensare che in un anno piagato dal Covid

che si è sommato alle usuali problematiche della scuola, i nostri instancabili pedagogo-burocrati giù al ministero avessero dovuto concentrarsi su questioni sostanziali, risparmiandoci così l’usuale ciclico esercizio di pettinatura bambole.

Figuriamoci.

Anche questa volta ci hanno stupito. Ed ecco a voi l’ennesima riforma sul nulla, l’ennesima produzione industriale di fuffa caramellata, che darà un po’ di lavoro inutile in più al corpo docente, genererà un po’ di confusione in più a bambini e genitori, e fornirà qualche obolo in più a formatori part-time del nulla da impiegare in corsi di formazione/aggiornamento.

Ancora una volta al Ministero si eserciteranno in ciò per cui hanno un unico indiscutibile talento: il teatro dell’assurdo.

Come in un dramma di Ionesco

essi chiederanno con grandissima serietà ai docenti di avere il massimo spirito di fattiva collaborazione spostando ogni sedia che sta sul lato sinistro dell’aula a quello destro.
E viceversa.

E dopo un po’ chiederanno, con ancora maggiore serietà, ai docenti di mostrare il proprio senso per la missione educativa di cui sono investiti spostando ogni sedia che sta sul lato destro a quello sinistro.

E viceversa.

Le sedie di Sisifo.

Il dubbio, l’unico vero dubbio, è se gli oscuri abitatori dello Spazio Pentadimensionale detto Ministero dell’Istruzione siano dementi o demoniaci

Ad una visione superficiale potrebbe sembrare la prima opzione, tuttavia forse siamo ingenui. Forse la loro ‘mission’ è perseguita con diabolica lucidità ed efficienza.

Dopo tutto, noi tendiamo ad assumere che questi siano là per migliorare il funzionamento dell’istruzione, ma davvero niente parla a favore di questa ipotesi.

Se invece assumessimo che il loro scopo è far perdere ai docenti ogni oncia di voglia di fare alcunché, e di far passare ai genitori il messaggio che la scuola pubblica è una gabbia di matti senza speranza, per cui pagare soldi pubblici è un’assurdità, beh, questa sì che è un’ipotesi capace si sussumere tutti i dati a disposizione in un’unica elegante formula.

 

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