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Di Napolitano ne abbiamo dette di cotte e di crude, non abbiamo indorato la pillola mai e abbiamo sottolineato, ad esempio, come nel 1944 fosse inquadrato nei Giovani universitari fascisti e poco più di dieci anni dopo parlasse nei microfoni per bocca del Partito comunista d’Italia dicendo di come i carrarmati sovietici stessero portanto la pace in Ungheria.
Ebbene l’anziano Capo dello Stato, rieletto nonostante la diversa volontà dei padri costituenti, è stato il primo presidente della Repubblica a dire in una manifestazione ufficiale qualcosa sul 25 aprile di davvero innovativo . Questa celebrazione festiva che è imposta ad almeno metà degli italiani, nella quale certa retorica cerca ancora di propinare il mito dei partigiani bravi liberatori e vincitori di una guerra con metodi militari, Napolitano nel 2008 avanza per la prima volta l’ipotesi, in realtà robustamente sostenuta da tempo dagli storici più imparziali e serii della Repubblica (Petacco, Pansa eccetera) che non di guerra di Liberazione si sia trattato, bensì di guerra civile.
Il 25 aprile del 2008 così Napolitano arringa la folla in quel di Genova: “La Resistenza ebbe diversi volti, tra cui quello di un «guerra civile» ma affermare ciò non deve significare «confondere le due parti in lotta, appiattirle sotto un comune giudizio di condanna o di assoluzione». Il profilo di «guerra civile», accanto a quello di una guerra patriottica, «è stato a lungo negato, o considerato con ostilità e reticenza, da parte delle correnti antifasciste. Ma se ne può dare un?analisi ponderata, che non significhi in alcun modo confondere le due parti in lotta, appiattirle sotto un comune giudizio di condanna o di assoluzione»”.
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