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Convergenza su Prodi

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Monti ago della bilancia per l’elezione di Romano Prodi al Quirinale.

La convergenza sul nome di Romano Prodi appare una mossa politica ideata fin dal principio quando Bersani e co. capirono che Renzi e gli altri non si sarebbero appiattiti su un ottantenne e che però, dandolo come secondo candidato, Romano Prodi avrebbe messo d’accordo i giovani renziani democristi con la “base” dalemiana. Così Bersani rinuncia alla presidenza di un Consiglio dei ministri francamente impossibile e, alla vigilia di elezioni sempre più annunciate, insedia il Partito “democratico” in tutte le roccaforti del potere. Grasso al Senato, Boldrini alla Camera (mentre si parla di una prossima fusione di Sel e Pd) e Mortadella al soglio quirinalizio.

Chapeau a D’Alema, Bersani e compagni per la strategia politica che ha inchiodato Berlusconi ed il centrodestra suo dipendente: la candidatura di Marini è stata proposta apposta per far sì che il centrodestra si accodasse su un nome quasi neutro, per sfoderare la mossa finale dell’inviso Prodi. Ed ecco che con 506 voti (Pd e M5S che dopo Rodotà lo voterà arrivano a 495) Romano sarà il nuovo Capo dello Stato. Sì perchè delle decine di parlamentari montiani ci si aspetta l’unanimità sul nome di Prodi.

Vogliamo qui ricordare alcune delle azioni più opache che non hanno però impedito l’ascesa della carriera politica internazionale di Romano Prodi:

Il nome di Prodi ricorre nell’ambito di scandali come quello legato alla vendita della “Cirio” per cui fu indagato per abuso d?ufficio, ma anche in quello secondo cui avrebbe svolto consulenze per conto di Goldman Sachs e General Electric durante il suo mandato all?Iri.

Successivamente alla sua nomina a Presidente dell?Iri fu coinvolto in un processo per conflitto d?interesse riguardo ad alcuni contratti di consulenza con Nomisma, di cui era dirigente. Nel 1981 fu chiamato a testimoniare davanti alla “Commissione Moro” riguardo ad un inquietante episodio, e cioè la partecipazione ad una seduta spiritica durante la quale venne fuori il nome di una località in cui fu poi scoperto un covo delle Brigate Rosse (Gradoli) in cui fu tenuto prigioniero Aldo Moro.

Nel 2006 Romano Prodi fu indicato come “uomo di riferimento” del KGB in Italia, secondo le affermazioni desunte dalle rivelazioni della spia russa Alexander Litvinenko morto poi per avvelenamento il 23 novembre dello stesso anno per mano di sicari sovietici.

Questo per far capire che Romano Prodi, pur inquadrandosi nella corrente popolare del Pd, è sempre stato incline verso le forme più radicali di sinistra, con le quali ha formato partiti (l’Asinello con Di Pietro, il Pds, il Pd), governi ed alleanze ripetutamente.

Prodi dimostra di sapere educare benissimo anche la cricca piddì della sua regione:  Bologna e la Regione Emilia Romagna, che costituiscono il perno attorno cui ruota l?universo prodiano, offrono una visione sconcertante proprio dei personaggi di maggior spicco del Partito Democratico coinvolti in procedimenti penali. L?ultimo in ordine di tempo è proprio il presidente della Regione, Vasco Errani, di cui si attendono le dimissioni in caso di rinvio a giudizio per il reato di falso in atto pubblico. Anche l?ex vice di Errani, Flavio Delbono, ex Sindaco di Bologna, si dimise nel 2010 in seguito alle indagini che lo videro indagato per i reati di peculato, truffa aggravata e abuso d?ufficio. Sembra che un vero e proprio “trait d?union” unisca e colleghi i massimi vertici del Partito Democratico ?Nel recente passato anche un altro illustre esponente del partito di Bersani, come l?ex Sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli, è stato indagato dalla Magistratura per concorso in truffa, e la sua posizione è stata archiviata proprio in questi giorni.

Le nefandezze dei precari governi Prodi, attaccati alla poltrona come nessun altro sono risapute, ma, se del caso verranno ritirate fuori e rimesse in luce insieme alle azioni antitaliane che hanno comportato la svendita delle sovranità finanziarie, economiche, civili e alimentari…

[continua…]
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Di Redazione Elzeviro.eu

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