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De Magistris inviso alla popolazione

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NAPOLI – In molti sono stati travolti dall’ondata arancione, un colore che volev’ascondere con tinte di giallo un rosso sotteso, ma indiscutibile e vergognoso. Vergognoso perché, come ultimamente accade troppo spesso, il rosso, colore politico del sangue, del comunismo e del nazionalsocialismo, ha colorato la toga di un signore che ha abbandonato per la lucrativa politica la sua professione di magistrato, gettando ondate d’indignazione e di sdegno sull’istituzione della Magistratura, fiaccata oggi più che mai da un’imparzialità ormai francamente innegabile.

Nessuno vuole qui fare l’apologia di Berlusconi e sostenere la sua battaglia anti-giudici, né ammirare la spregevole manifestazione sulle scale del tribunale di Milano e la manifestazione romana indetta contro i magistrati (il cui oggetto è stato poi rocambolescamente cambiato). Tutt’altro. E’ tuttavia ormai innegabile come questa istituzione, che non garantisce, vuoi per alcuni esempi di non alacri lavoratori, ma vuoi molto più per carenza di mezzi dallo Stato, la certezza del diritto e della pena, sia ormai fiaccata irreparabilmente. Irreparabilmente salvo una tanto mitica quanto ipotetica riforma della giustizia che sia bipartisan, oppure che provenga da una maggioranza solida e che tale resti come minimo per una diecina d’anni.

La riforma della giustizia deve inerire altresì l’ordinamento penitenziario, è ovvio: non è più pensabile che la Corte di Strasburgo ci bacchetti di continuo, come se fossimo, con rispetto parlando, la nazione europea della Moldavia, ancora abbandonata alle amorevoli cure della dittatura comunista. Anche la libertà di stampa di questo nostro paese viene dopo quella dello Stato appena citato. Che vergogna e che pena. Le inchieste della magistratura partono così spesso da quelle giornalistiche che la riforma deve toccare anche questo nostro mondo, ormai non più indipendente. Pane al pane, vino al vino: magistratura e informazione in questo paese sono dominate da lobbies di potere che hanno la facoltà di invalidare la democrazia. E dell’intervento di queste nell’alveo della politica si preferisce non parlare per non aprire una parentesi fagocitante il resto del discorso.

Tornando quindi al nostro caro sindaco del movimento arancione: costui prometteva di sbarazzarsi del pattume che invade il capoluogo partenopeo nella settimana successiva al suo insediamento. Incredibile che qualcuno se la sia bevuta: una promessa che avrebbe dovuto drizzare le antenne dei napoletani, li ha invece, a cagione della disperazione e pericolosità della situazione, spinti a votare per l’accozzaglia di magistrati-politici (coalizione fallimentare Di Pietro-De Magistris, a cui si unirà per capeggiarla il fallito Ingroia). Una promessa che è da mettere sullo stesso ed infimo piano della lettera di restituzione dell’Imu ai cittadini italiani spedita da quel vecchio volpone di B. Ma forse su un piano più basso perché implicitamente De Magistris ha voluto dire che si sarebbe sbarazzato della malavita napoletana nella dimensione della lucrativa attività di essa della gestione della c.d. “monnezza”. L’elettorato ha creduto che chi da organo della giustizia ha fallito riuscisse poi a ottenere successo in qualità di primo cittadino. La sua attività si è invece posta parassitariamente in scia di quella della sua collega Rosa Russo Iervolino.

Si consigliano anche questi articoli del Corriere del Mezzogiorno per chi voglia ulteriormente approfondire: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/2013/6-aprile-2013/coro-anti-sindaco-generales-pensi-gia-dopo-de-magistris-212515038433.shtml

nonché

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/2013/5-aprile-2013/de-magistris-sindaco-dimissionato-212501663936.shtml

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Di Redazione Elzeviro.eu

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