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Marchette elettorali, abitudine dura a morire

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Ha fatto scuola il vecchio regime democristiano e non solo. Chi ha una certa età si ricorda dei pacchi di pasta prima delle elezioni, delle scarpe sinistra o destra, dei capibastone che pagavano per andare a votare, dei contratti del Pubblico Impiego rinnovati a ridosso delle elezioni…

Ai giorni d’oggi cambiano i protagonisti ma la sostanza rimane sempre la stessa! Prendiamo il caso del Comune di Torino.

ELEZIONI AMMINISTRATIVE PRIMAVERA 2011: A fine del 2010 vengono banditi diversi concorsi e selezioni per le progressioni verticali. Non manca chiaramente una progressione orizzontale per tutti i dipendenti. Finite le elezioni e raggiunto l’obiettivo cambia immediatamente la musica: dal 2011 al 2015 si taglia vistosamente il costo del personale di circa € 141.000.000 in generale e di € 35.000.000 nelle risorse decentrate tra dirigenti, posizioni organizzative, fondi progressioni, indennità, previdenza, straordinari.

ELEZIONI AMMINISTRATIVE PRIMAVERA 2016: A fine 2015 e inizio 2016 si ripete lo stesso canovaccio (con un po’ di discrezione e con i fondi tagliati ai dipendenti negli anni precedenti): si procede con un aumento medio di €2.000 circa ai Dirigenti nell’autunno 2015, si prosegue per circa la metà dei dipendenti con una progressione orizzontale, si aumenta l’indennità e il numero delle posizione organizzative (€400.000), si elargiscono mediamente €1.000 di produttività aggiuntiva a testa solo al personale della ragioneria del palazzo attingendo dal denaro di tutti i dipendenti, si prova a nominare nuovi “capi” nella Polizia Municipale per un costo di €25.000.

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.”

I fatti dimostrano che nulla è cambiato dalla 1ª Repubblica anzi. Molti personaggi che gridavano allo scandalo e si opponevano al sistema politico di allora, che stavano all’opposizione, i cosiddetti duri e puri, oggi gsono iunti al potere e utilizzano le medesime modalità. In aggiunta, però, ci mettono arroganza, prepotenza e presunzione.

Torino ne è il classico esempio: hanno elargito marchette elettorali nel 2010 per poi tagliare gli stipendi dei dipendenti nei 4 anni successivi e oggi di quei 35 milioni tagliati ne restituiscono circa il 17% con buona pace di chi si vedrà decurtata la produttività, dei 4.700 apicali e dei “bocciati” dalle pagelline che saranno esclusi dalle nuove marchette.

Se poi, a tutto questo, ci mettete che uno dei capi sindacali firmataria di tutti gli accordi peggiori di questi ultimi anni, si è presentato alle elezioni nella lista con l’assessore al personale uscente, sua controparte nelle trattative… bé, abbiamo raggiunto l’apice. 

CSA-Regioni Autonomie Sindacali 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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