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Quel centrodestra che non c’è più

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Analisi di una sconfitta preannunciata

I risultati delle ultime amministrative, pur con il beneficio di inventario relativo ai ballottaggi ancora da venire, hanno impietosamente rivelato la crisi profonda e quasi inarrestabile di quello che una volta rappresentava il polo forte dei moderati, quel centrodestra  che il Cavaliere ebbe il coraggio di inaugurare togliendo dall’isolamento gli eredi del vecchio Movimento Sociale Italiano. Quella innovativa idea che…tanti lutti politici addusse alla boriosa armata “quercuta” dell’onorevole Occhetto e di quanti ieri come oggi guardano al Comunismo come al lieto evento messianico atteso dalle masse proletarie, sembra aver compiuto la sua parabola discendente colpita quasi a morte da un elettorato sempre più distratto dalle sirene a cinque stelle. Proletariato che storicamente non esiste più da un bel pezzo ma che potrebbe ora identificarsi con i milioni di vittime sacrificali azzannate dalle cartelle di Equitalia, terribile e ineluttabile longa manus dei governi di centrosinistra.

Di fronte alla sconfitta elettorale anche della sinistra storica che sembra essersi attestata addirittura al di sotto del 20%, l’area dei moderati, divisa da rivalità e bisticci condominiali, si è sgretolata, liquefatta come neve al sole salvando il salvabile solo in alcune realtà, vedi il testa tra i due candidati a Milano e la buona affermazione, quasi inaspettata, della Meloni a Roma. Il motivo di questa preannunciata discesa agli inferi è che Lega, Forza Italia, e Destra non sono più capaci di sedersi attorno ad un tavolo e di dialogare. Cosa che impedisce di presentare anche un programma comune ma soprattutto un progetto a medio lungo periodo che sappia in qualche modo intrigare gli Italiani. Italiani che mai come ora sono bisognosi di una guida in grado di ridare loro quelle speranze distrutte dall’avvento al potere della nomenclatura e dei potentati economici dell’Europa massonica. Un’Europa che ha il volto imperturbabile di Angela Merkel e che, con lo strumento quasi satanico dell’Eurozona, sta affamando decine di milioni di “sudditi”.

Di fronte ad uno scenario del genere sarebbe stato un gioco da ragazzi, e il M5S in questo è stato tempestivo ad approfittarne, presentare un progetto alternativo di vera e propria liberazione dal gravame politico ed economico a cui i popoli europei sono da tempo sottoposti e incatenati. Il Centrodestra con la sua visione liberista avrebbe potuto facilmente avere ragione dello statalismo fiscale  della sinistra assoggettata ai potentati e alle lobbies soltanto aprendo una prospettiva di rinascita sociale ed economica a chi ora come ora è un suddito di chi non è mai stato eletto dagli Italiani…ovvero Renzi and company.

E invece ci si è persi in beghe da cortile senza presentare tra l’altro candidati frutto di una visione  e di un progetto unitario, vedi Osvaldo Napoli a Torino, vera e propria vittima sacrificale che con il suo miserando  5% dei consensi sembra quasi sia stato messo là apposta per lasciare mano libera a chi con le sue scelte sta trasformando Torino nel quartier generale del revanscismo comunista. Anche qui sarebbe bastato presentare un candidato accetto a tutte le forze del centrodestra ma soprattutto in grado di scendere nelle piazze per registrare le esigenze di chi non riesce ad arrivare a fine mese per rendere per lo meno difficile la vita ad una sinistra che con l’avvallo e l’appoggio di mamma Fiat tiene in ostaggio la città ormai da tempo immemore. Invece  nulla di tutto questo è stato fatto se non qualche sporadica iniziativa della Lega ma sempre senza un minimo coordinamento tra coloro che nel capoluogo piemontese potrebbero ancora rappresentare una forte alternativa.

Se è pur vero che se Atene piange, Sparta non ride, visto il tonfo del PD, è comunque vergognoso che in un simile vuoto di potere non si sia stati in grado di sfondare per debolezze endogene a cui la personalità carismatica del Cavaliere non riesce più a far fronte anche per raggiunti limiti di età. Forse il motivo principale di tale disfatta preannunciata è la sopraggiunta mancanza di un leader giovane che sia in grado di mettere tutti d’accordo. Berlusconi non lo è più da tempo vuoi perché tallonato dalla magistratura per conto dei suoi avversari politici, vuoi appunto per raggiunti limiti fisiologici. Salvini avrebbe la stoffa per diventarlo ma dovrebbe essere capace di dismettere ogni tanto i panni del leghista incazzato per vestire quelli del regista politico. Per quanto riguarda Giorgia Meloni, anche lei potrebbe essere una buona alternativa sufficientemente carismatica ma al momento, con l’eccezione di Roma, gli manca ancora la base di un appoggio elettorale in  grado di dare forza alla sua azione politica.

Con l’uscita di scena di Fini, suicidatosi politicamente a causa delle sue contraddizioni, che in fondo era e sarebbe stato l’unico personaggio politico in grado di prendere in mano l’eredità di Berlusconi, attualmente non esiste un prossimo futuro leader, se non in qualche misura Matteo Renzi. La scommessa di domani, a meno di non rinunciare ad ogni futura pretesa di esistenza politica, sarà appunto questa: se l’attuale leader in camicia verde proverà ad uscire dal suo clichè fatto di manifestazioni lodevoli ma disancorate da un programma a vasto respiro e proverà a vestire i panni del leader-statista di cui a destra si sente un gran bisogno, forse assisteremo all’alba di una possibile rinascita. L’unica alternativa a tale svolta, per certi versi anche coraggiosa, resta solo quella di continuare la respirazione assistita di un soggetto politico moribondo a cui non resta altra soluzione che una dignitosa e ineluttabile eutanasia.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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