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Le strane amnesie dell’Onorevole Occhetto

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L’Onorevole Occhetto in un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Tempo” ha ammesso candidamente che fino al 1989, l’anno della svolta della Bolognina, lui (sic!) non sapeva niente riguardo all’esistenza delle Foibe e all’immane tragedia che queste hanno rappresentato. Ma non ci dica onorevole… ma davvero?! Ma allora cosa dobbiamo pensare…che i nostri deputati, in special modo gli ex comunisti, non conoscono la storia e che dovrebbero tornare sui banchi di scuola a rimediare ai tanti anni passati di più a frequentare i collettivi e a occupare le scuole che non a studiare come avrebbero dovuto? Ma allora cosa dobbiamo pensare di un parlamento formato da una massa di personaggi senza istruzione che pretendono pure con il loro lautissimo stipendio di fare politica contribuendo così alla crescita (?!) del nostro benamato paese?

In alternativa non ci resta che sospettare che l’Onorevole Occhetto mente spudoratamente sapendo di mentire così come facevano tutti i solerti funzionari-iscritti al PCI che nel bene ma…soprattutto nel male dettò legge nel nostro paese per quasi quarant’anni insabbiando, nascondendo e distorcendo la verità pur di far trionfare il credo marxiano e la rivoluzione del proletariato. Il sottoscritto ricorda come all’inizio degli anni settanta in una scuola di Torino, il Liceo Classico Alfieri, un solerte rappresentante dell’allora gioiosa macchina da guerra della nomenclatura comunista tenne una conferenza-monologo, allora il contraddittorio non si usava, nell’aula magna dell’istituto guarda caso sul tema dell’antifascismo. Oltre agli inevitabili strali da rimestatore di popolo che costui lanciò dal palco, questo signore, a fronte di un mio timido intervento, bontà sua, nel quale avevo detto che tra i paesi fascisti contro i quali si era scagliato con tanto di bava alla bocca, ne mancava uno ovvero l’Unione Sovietica, ebbe l’ardire di sostenere che madre Russia era un paese democratico che aveva dato il suo contributo alla libertà (!?) contro la tirannia fascista.

Questo era il clima che si respirava in quegli anni, clima in cui due più due non faceva quattro ma cinque o tre a seconda degli interessi di chi allora comandava in Italia con la connivenza del peggior partito italiano del dopoguerra quale fu la Democrazia Cristiana. La situazione non è poi cambiata di molto ai nostri giorni e a riguardo vi cito un altro episodio personale capitatomi una ventina di anni fa quando in una scuola italiana sono stato nominato commissario di esame. Una solerte allieva, nell’occasione, su consiglio della sua docente,  aveva portato all’esame di maturità una tesina-ricerca sulla situazione politica cubana, una ricerca che avrebbe dovuto aumentarle il voto finale e ovviamente contribuire al superamento dell’esame. Una ricerca dalla quale tracimava ancora tutto l’amore e l’ammirazione per quella che (ahinoi) era ancora considerata, parliamo solo di vent’anni fa, un’isola felice baciata dal sole del socialismo reale. 


Di fronte alla sua insegnante gongolante, ebbi l’ardire di chiedere in sede di esame alla povera ragazza, che doveva aver subito in precedenza un lavaggio del cervello in piena regola, se secondo lei a Cuba esisteva una qualche forma di carta costituzionale, che so una carta dei diritti che tutelasse i cittadini contro la dittatura di Castro e se, sempre secondo lei, nella stessa Cuba esisteva almeno una rudimentale forma di libertà di pensiero visto che le carceri cubane allora come oggi erano piene zeppe di dissidenti. La poveretta, mi pento oggi per la mia…spietatezza di allora, di fronte alla sua insegnante che mi guardava con lo stesso sguardo d’odio con il quale i comunisti guardarono i profughi e rifugiati dell’Istria fuggiti dal macellaio Tito, incominciò a balbettare non so cosa dimostrando che le certezze che la sua docente le aveva instillato nei cinque anni di corso si erano improvvisamente sgretolate.


Tornando all’onorevole Occhetto, se non vuole essere costretto a tornare sui banchi di scuola a ripetere l’esame di maturità, abbia almeno la compiacenza di tacere per rispetto se non altro di quei morti che lui, nella sua frenesia antifascista, aveva semplicemente rimosso o magari…snobbato…a volte il silenzio davanti alla morte degli innocenti è doveroso e…maggiormente dignitoso.  

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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