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Comprate italiano!

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La becera abitudine di autodistruzione è ormai propria del nuovo spirito italiano. L’atteggiamento italico da un abbondante ventennio ormai non è più quello eroico e geniale che ci aveva portato ad essere l’ottava potenza industriale nel mondo (la prima senza materie prime) e la nazione con il primo risparmio al mondo. L’opera di abbruttimento della nostra indole un tempo originalissima, ha portato la maggior parte delle nuove generazioni a cercare risposte nella dilagante esterofilia, piuttosto che nella geniale originalità nostrana. L’attuale periodo storico può essere in un certo modo paragonato al basso Medioevo, momento in cui la nostra penisola subì un’invasione, molto più fisica di quella attuale, da parte di potenze straniere.

La differenza è però che gli invasori di allora giunsero in Italia per coglierne la delicata poesia, la fine arte e la grandiosa letteratura; oggi invece gli invasori hanno l’obiettivo di distruggere la particolarissima essenza italiana. Il primo bersaglio designato è stata la lingua, che dal secondo dopoguerra, senza uno straccio di tutela da parte delle istituzioni, ha subito un lento ma inesorabile stupro da parte delle invadenti angloamericanate. Anzi l’ultima riforma scolastiche ha, se vogliamo, destituito ancor di più l’importanza dell’italiano e della sua lingua progenitrice, il latino, per far posto al barbarissimo inglese.

La disfatta culturale italiana si è poi espansa senza ostacoli nei più svariati ambiti quali cinema, televisione, teatro, musica, moda e in ultimo anche nel cibo. E’ avvilente che una città come Torino, capoluogo di eccellenze vinicole e culinarie, accolga con entusiasmo spropositato l’apertura di aziende esterofile quali Mc Donald, Burger King, Buster Coffee e in ultimo i Montaditos. Tutte aziende che sviliscono l’idea dello “stare a tavola” in vece di una più consumistica e frenetica visione del banchetto, che consegna più importanza alla velocità piuttosto che alla qualità.

Eppure le nuove generazioni rimangono sempre ammaliate da queste mode avvilenti, perché? Perché manca una cultura della difesa della propria indole, che comprende il nostro retaggio storico, frutto di battaglie, sacrifici e conquiste.

Nel campo tecnologico la situazione è ancor più deprimente: girano smartphone, tablet, netbook e notebook tutti di rigorosa marca estera. L’azienda italiana Komu, specializzata nella creazione di ottimi smartphone e tablet, non viene nemmeno citata tra le pagine di Wikipedia.

Le nuove generazioni non sanno d’altronde cosa sia l’amor di patria e la difesa delle proprie tradizioni, abituati a crescere in un mondo che dà per scontato la mescolanza di culture a tutti i costi, anche se becere e di bassa qualità. Concludiamo con una frase di Thomas Sankara, padre politico del Burkina Faso ucciso probabilmente dalla CIA perché difensore del proprio paese contro il potere delle multinazionali estere. Egli, rivolgendosi ad un ragazzo che indossava jeans Levi’s gli disse: “Sai almeno chi li produce e dove sono prodotti? Per caso ti pagano per sponsorizzare un’azienda straniera?”.  Un commento di una saggezza estrema.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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