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“La giustizia fa schifo. Fa schifo tutto!”

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Queste, testuali, le parole pronunciate da Claudio Giardiello non appena catturato dai carabinieri dopo la strage al Tribunale di Milano.

Individuato pure come “l’origine di tutti i miei mali”…che il soggetto ha pensato di estirpare ammazzando tre persone e ferendone altre due.

Follia? Non crediamo proprio, propendendo invece per l’esasperazione provocata da chissà quale tipo di “elaborazione” delle proprie vicende personali e giudiziarie.
Se quanti nutrono una sfiducia più o meno totale nella giustizia (minuscola) che viene dispensata nei tribunali italiani passassero alle vie di fatto ci sarebbe una ecatombe. E non parliamo dei “grandi” processi mediatici ma della “giustizia spicciola”, quella dei cosiddetti reati “minori” che interessa milioni di cittadini.

Senza già “inalberarsi” considerando questo un “attacco alla magistratura”, invitiamo i lettori a riflettere sulle proprie esperienze personali in materia: da protagonisti diretti o per compiuta conoscenza (parenti ed amici) di cosa significhi avere a che fare con la “giustizia”. 
Qualcuno ha ricavato dati sufficienti a tranquillizzarlo sulla certezza che “la legge è uguale per tutti”? 
Magari molti diranno di sì, chi scrive in fin dei conti ha un quadro abbastanza limitato in termini di proporzioni statistiche…però sufficiente per poter esprimere la propria risposta: 
NO, la legge NON è uguale per tutti! 

Sui “piatti della bilancia” giocano innumerevoli fattori e condizionamenti che fanno pendere lo sbilanciamento dalla parte piú “pesante”.
Quella di “chi può” per ricchezza di mezzi, per amicizie, per appoggi di poteri piú o meno occulti; di quelle medesime cappe che soffocano tutta la nazione e fanno dell’Italia un “paese in via di sottosvilupporapido.

La magistratura è parte fondamentale delle istituzioni: vogliamo credere che, in uno stato nel quale la gran maggioranza degli italiani ha piena “sfiducia” nelle stesse, i signori in toga rappresentino un’eccezione?

Quando mai loro stessi (sempre pronti ad autoassolversi) si siano davvero tra il popolo per darsi una risposta (sempreché  desiderino conoscerla).
Dilungarsi ora è superfluo, come pure sottolineare che non è ammazzando colpevoli o (peggio) innocenti che si possa risolvere qualsiasi problema. 
Leggere però male questo tragico episodio è un ulteriore errore commesso dalle istituzioni o dai media nei confronti di un “sentire” popolare molto diffuso.

Vincenzo Mannello

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Di Redazione Elzeviro.eu

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