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7 montiani passano al Pd: il golpe Napolitano ormai è innegabile

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Ieri sera il Presidente del Consiglio ha auspicato un non meglio precisato “approdo comune” per i parlamentari di Scelta civica e del Pd. Oggi sette parlamentari del partito fondato dal senatore a vita Monti si sono accomodati nel Partito democratico passando per la porta davanti, con invito in carta bollata dal premier. Il Pd acquista oggi dunque un importante ministero ed un viceministro.

Le persone che hanno compiuto questo importante gesto di responsabilità poltonizia sono: Gianluca Susta, Stefania Giannini (la signora ministro dell’Istruzione), Alessandro Maran, Linda Lanzillotta, Pietro Ichino, Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli. E’ passato con il Pd pure il viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che però non è parlamentare. Nonostante i precedenti rumors resta ancora nel partito fondato da Monti il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, così come il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti.

 
Andiamo però ad indagare le ragioni, che appaiono del tutto fittizie, di questo trasloco. Esse andrebbero ricercate nei «valori liberaldemocratici e idee» in dote ai gruppi PdCosì i neo piddini riescono a spiegare al paese che il loro cambio di casacca, «cade nel momento in cui molti di noi hanno definitivamente convenuto sulla crisi del movimento di Scelta Civica, nato nel dicembre 2012 per iniziativa di Mario Monti in funzione delle riforme indispensabili per rimettere in moto il Paese, per ridare speranza ai cittadini e alle imprese, per ridare dignità e qualità alle istituzioni e alle amministrazioni pubbliche». 
 
Aggiungono poi stolide parole: secondo lorsignori (o perlomeno secondo ciò che dicono, la rinuncia di Mario Monti all’impegno politico in prima linea e il suo abbandono del movimento (nel dicembre 2013) ha reso «inevitabile» il «rapido esaurimento» del movimento montiano, mentre l’agenda di riforme montiana sarebbe «in gran parte fatta propria dal programma e dall’azione del Governo Renzi». 

Punto primo: se Monti avesse abbandonato l’impegno politico si sarebbe dimesso dallo scranno senatorio vitalizio, e avrebbe così rinunciato a benefit, stipendi e pensione connessi. 

Punto secondo: se l’agenda Renzi ha fatto propria l’agenda riformistica montiana ci si chiede come mai si siano dovuti creare tre governi con nomine di ministri ad hoc, stipendi, pensioni eccetera e grande spreco di danaro pubblico: non si sarebbe potuti andare avanti con il cosidetto “governo tecnico”, presto ribattezzato “governo delle lobbies”?
 

La vera chicca, però, dei nuovi democratici è questa: «ora è finalmente possibile voltar pagina rispetto ai partiti, alle ideologie e alla storia politica del secolo scorso». E’ naturale che l’ideologia ultima e forse unica di lorsignori sia quella che concerne una soffice poltrona, che il voltar pagina rispetto alle ideologie ed ai partiti, che costoro ritengono un segno di evoluzione, sia invece un passo verso il baratro lobbistico dal quale putroppo, un giorno, sono emersi per mettere radici nelle nostre istituzioni già prossime alla marcescenza. 

 

Mario Monti è un senatore a vita: in quanto tale sarebbe d’uopo si astenesse dalle votazioni riguardanti le sorti del paese, anche se la legge non ne dispone l’astensione. Figurarsi se si può tollerare la leadership di un partito, un partito peraltro nato a seguito di un governo tecnico e quindi di tanta pubblicità gratuita finanziata dal Quirinale. Giorgio Napolitano, oggi senatore di diritto a vita, ha scombussolato la democrazia del paese nominando tre governi non eletti da nessuno, robe da ventennio, invero, e ha reso il leader di uno di questi governi senatore a vita, non si capisce bene in virtù di quali meriti, ma precisamente usurpando una nomina peraltro costituzionalmente discutibilissima con un evidente obbiettivo meramente politico. Oggi ci si stupisce che Monti non passi al gruppo dem? Sarebbe il colmo dei colmi, se un senatore a vita si mettesse a fare balletti da gruppi parlamentari ad altri. Considerato poi come sia evidente che Giannini e co. abbiano traslocato per ragioni poltronizie, ecco che risulta evidente come Monti, parlamentare fino alla morte, non abbia di tali necessità.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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