Nel 2005 fu tra i primi sostenitori della sospensione della leva militare obbligatoria. Figlio di Gaetano Martino, anche lui ministro degli esteri e parlamentare di lungo corso nelle prime legislature, come il figlio membro del PLI, sciolto con tangentopoli. Il genitore fu uno dei padri dell’Unione europea, firmando i trattati di Roma, ma fu anche un grande promotore ed esponente della Nato (tanto da deprecare certe indagini sulle stragi naziste in Italia per non compromettere l’adesione all’Alleanza Atlantica da parte della Germania Ovest).
Antonio contribuì a fondare nel ’93 Forza Italia, con la quale venne eletto l’anno seguente alla Camera.
Fu ministro degli Esteri e parlò in favore di una moneta unica criticando però fortemente i parametri di Maastricht che saranno la base dell’Euro per come lo conosciamo.
Discendente di una nobile famiglia messinese, è stato altresì promotore della rinascita, finora scialba e semifallimentare di Forza Italia nel 2013, di cui rappresenta la corrente liberista.
I più importanti fatti da riportare nella sua carriera politica, a nostro avviso, sono quelli del governo Berlusconi del 2001, nel quale ricopriva l’incarico di Ministro della Difesa. In quelle circostanze parlò convintamente di un’acquisizione di uranio da parte dell’Iraq di Saddam Hussein dal Niger, per l’assemblaggio di armi di distruzione di massa. Queste neglette azioni politiche scevre di sovranità si palesarono come una leccata di piedi al Presidente Bush, cui conseguirono attentati come Nassiriya (25 italiani uccisi). Con uno sguardo più ampio si noti come da lì partì il processo di rovesciamento dei regimi mediorientali che crearono la polveriera che oggi, tristemente, conosciamo.
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