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A Maroni la Lega, a Bossi la presidenza a vita

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 Il fondatore della Lega, Umberto Bossi, lascia le redini del partito dal lui fondato ventuno anni or sono al compagno e amico Roberto Maroni, più volte ministro della Repubblica e integerrimo militante. Bossi lascia un partito che ha recentemente sofferto per alcuni scandali in merito alla distrazione di “rimborsi elettorali” ai parenti del Senatur. Ad ogni modo parlando di cifre si tratterebbe di capitali estremamente inferiori ed incomparabili alle vagonate di milioni entrate nelle tasche di alcuni esponenti del Pd, per esempio. Ci riferiamo naturalmente all?ormai galeotto Lusi. E agli eventuali suoi aitanti aiutanti, per ora salvi.

La Lega ha deciso di cambiare e Bossi ha fatto un passo indietro. Il nuovo segretario del movimento è Roberto Maroni. Nel suo discorso di insediamento, ieri, al filaforum di Assago Maroni ha parlato per quasi un?ora. La seconda parte del discorso è stata incentrata sull?azione politica contingente, e sull?opposizione strenua del movimento al governo Monti. Il governo Monti deve essere archiviato immediatamente per il leader del Carroccio. D?ora in poi ci si riferirà a Maroni in questo modo. Dopo quasi un quarto di secolo non è certamente Bobo Maroni la persona cui si pensa agevolmente utilizzando questa espressione, ma il rinnovamento è anche questo. Tante le “scope”, simbolo della pulizia e del rinnovamento, che si sono viste tra gli spalti del congresso federale.

Ritirate le candidature di alto profilo (perlomeno elettorale) come quella di Mario Borghezio, il segretario Maroni è stato eletto per acclamazione. Resta una nota stonata. L?intervento di Umberto Bossi, poi spiegato in parte da Calderoli. L?intervento di Bossi ha assunto i connotati della polemica fin dall?inizio.

Il Senatur arriva con due ore di ritardo e non appena consegnatogli il “gelato” sbraita sulla magistratura romana che a suo dire si sarebbe accanita contro la sua famiglia: ”Siamo qui a congresso per l’attacco della magistratura. La Lega non ha rubato niente. I ladri sono a Roma. I farabutti sono i romani, non i padani”. Inoltre Bossi è confuso anche sul futuro del partito, e palesa dei dubbi sul nuovo statuto, appena approvato dal congresso. Umberto dice: ”Voglio vedere se mi avete fatto imbrogli”. Ma ad intervenire è il governatore veneto Luca Zaia, che vorrebbe rassicarlo dicendo: ”nessun imboglio, e’ stato votato all’unanimita’”. Ma Bossi, esperto di politica e di voti ancora di più, risponde: ”Questo e’ gia’ preoccupante”.

Roberto Calderoli spiega a Libero nell’edizione di ieri che spesse volte sarebbero state tramate delle macchinazioni per inimicare Maroni a Bossi, riferendo all’ex segretario fatti diversi da quelli accaduti. A tali macchinazioni ordite nell’ombra, però, Calderoli avrebbe di giorno cercato di porre rimedio ricostruendo alacremente e alla luce del sole i rapporti tra Bossi e Maroni.

Maroni assicura che si sarebbe messo al lavoro già da ieri sera, senza guardare la partita. In fin dei conti Roberto Maroni assicura, e questo sa un po? di fallo in termini politici, che l?articolo uno dello Statuto del movimento non viene né verrà toccato. L?art. 1 è quello che auspica (ed incita) all?indipendenza della Padania. Soddisfazione per il discorso di Maroni è stata espressa dall’altro governatore leghista, Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte

Freddie

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Di Redazione Elzeviro.eu

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