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Il pastrocchio delle province

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Il decreto legge è passato in senato con la “fiducia” (160 si e 133 no) ieri sera, ma non si tratta di un’abolizione, ma di un raggiro a cui hanno dato il nome di “superamento” di non si sa quale cosa.

A farla breve, saranno i consigli comunali ad eleggere quelli provinciali, non più i cittadini. Per le fumose “città metropolitane” si vedrà in seguito, ma se il buon giorno si vede dal mattino, l’esito è facilmente prevedibile. Parlare di un successo di Renzi, anche se simbolico, è fuori luogo , perchè non si intravede nemmeno l’ombra di una riduzione di costi.

Assurdo poi è il “tweet” del premier alla vigilia del passaggio del decreto in senato, che con la faccia tosta di sempre ha annunciato: “Se passa la riforma, i cittadini non dovranno più pagare 3mmila dipendenti provinciali“.

Ci dica, per favore, chi li pagherà, visto che non verranno di certo licenziati in blocco nè tantomeno presteranno servizio gratuitamente. Suvvia, è ora di smetterla con questi giochetti , fatti per prenderci in giro. Nel 1993 abbiamo votato un referendum per eliminare il finanziamento pubblico ai partiti, ma hanno provveduto subito a mettere le mani sul denaro in altro modo.

Con una trovata geniale hanno messo in atto il rimborso elettorale in base ai voti ottenuti, che verrà di nuovo modificato, ma senza fretta. Dopo i tanti, troppi scandali che si sono verificati, i politicastri hanno incominciato a discutere (ante l’avvento di Renzi) sulla riduzione dell’importo e su nuove forme di approvigionamento, ma dopo un’estenuante dialogo fra di loro hanno deciso di non decidere e di rinviare il prossimo inciucio al 2018. Per il momento incassano i soldi , poi si vedrà. Come per il senato, che non sarà più elettivo e diventerà un’altra cosa. 

Pateracchi e pastrocchi, sempre porcherie sono.

di Giuseppe Franchi       N.a.a. 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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