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Manifestazione antirazzista: la sinistra in piazza contro sé stessa

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La manifestazione antirazzista organizzata ieri nella ricca Milano è stata la rappresentazione di una sinistra italiana terribilmente snob, ideologicamente decadente e a tratti tragicomica.

Tale discesa in piazza è stata organizzata da numerose associazioni milanesi che operano nel Terzo settore e in particolare per quel che riguarda l’integrazione di extracomunitari.

Quel razzismo che proviene da un certo Pd

L’appello è stato raccolto da pressoché tutte le principali personalità afferenti a quell’area politica che ancora in troppi si ostinano a chiamare “sinistra”. Obiettivo dichiarato della manifestazione antirazzista era quello di “dare un segnale al clima d’odio razziale dilagante in Italia”, come riferito dai diversi esponenti politici presenti in piazza. Risulta invero non troppo difficile scoprire che i più eclatanti episodi di razzismo avvenuti nell’ultimo periodo abbiano visto come protagoniste persone molto vicine al Partito Democratico.

Daisy Osakue, vittima del lancio di uova da parte del figlio di un consigliere Pd

Tra i teppistelli della “banda dell’uovo” che aggredì violentemente l’atleta di colore Daisy Osakue c’era infatti, in prima linea, il figlio di un consigliere del Pd. D’altra parte a Foligno l’insegnante che ha esplicitamente detto a uno studente nordafricano “sei nero, sei brutto” aveva anch’egli militato, a livello locale, nelle fila del Partito Democratico. Bisogna quindi prendere atto che i vari Nicola Zingaretti e Giuseppe Sala sono scesi ieri in piazza per manifestare essenzialmente contro sé stessi.

 

Le gang latinos della periferia di Milano che smentiscono la manifestazione

Il cortocircuito ideologico di questa sinistra rosè non si esaurisce però solamente nella tragicomica ricerca di un nemico che in realtà verrebbe svelato semplicemente guardandosi allo specchio. Il cortocircuito è ben più profondo e comprende l’essenza stessa della sinistra, i suoi valori e i suoi principi, ed è arrivato ad un punto tale da mettere in discussione la sua esistenza. In questo senso colpisce infatti la location scelta per la manifestazione, il centro di Milano. Si tratta invero del nucleo urbano più ricco d’Italia, che non è di certo lo specchio della situazione economica e sociale del Paese. Per dire, a Milano il tasso di disoccupazione è al 6%, a Catanzaro tocca il 20%.

Esponenti della gang latinos che opera nella periferia di Milano

Risulta dunque evidente che se la sinistra avesse scelto il comune calabrese per manifestare contro il razzismo, prima ancora che per il lavoro e la giustizia sociale, sarebbe stata presa a uova in faccia dalla popolazione autoctona. Un giusto contrappasso visti i precedenti. Senza andare fino a Reggio Calabria, è sufficiente poi spostarsi di pochi chilometri dal ricco centro milanese per osservare il disagio sociale che i manifestanti di ieri sembrano non aver colto. Ci chiediamo infatti quale reazione avrebbero potuto averei residenti dei quartieri Quarto Oggiaro o Villapizzone nel sentirsi dire che “l’integrazione è sempre positiva”. Forse i manifestanti hanno ingenuamente dimenticato le nefandezze compiute dalla violentissima gang latinos chiamata Ms13 che, tra le altre cose, aggredirono un capotreno con un machete tagliandogli il braccio.

Il razzismo economico della sinistra liberal

Sembra quindi che la manifestazione antirazzista sia stata organizzata in un apposito eldorado economico e sociale che rappresenta un unicum in tutta la penisola, nascondendo così sotto al tappeto tutti i problemi e le contraddizioni che derivano da una visione eccessivamente ottimistica dell’accoglienza tout court. Infine, un’ultima riflessione va fatta nei confronti di una nuova strana specie sociale, ben presente alla manifestazione di ieri: gli antirazzisti liberisti. Sono quelli che twittano ferocemente contro Salvini per riaprire i porti e restare umani, e poi condividono i pensieri di Marattin quando quest’ultimo definisce i poveri come uno “stock” e descrive il Franco CFA come un’incredibile opportunità di sviluppo concessa dalla Francia agli Stati africani.

Sono quelli che “non si possono tenere in ostaggio donne e bambini su una nave”, e poi giustificano l’aumento del tasso di mortalità infantile in Grecia come “inevitabile conseguenza per aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità”. Insomma, tutte quelle accuse di razzismo, intolleranza e mancanza di empatia verso il prossimo, la sinistra dovrebbe semplicemente rivolgerle a sé stessa.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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