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L’UNHCR riscrive Virgilio: “Enea era un rifugiato”

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Il Battello a vapore una volta era una collana di libri per bambini senza connotazioni politiche. Oggi invece sembra che l’agenzia delle Nazioni unite, con cui l’editore di detta collana collabora, voglia instillare alcune baggianate nella testa dei pargoletti. Una volta in più l’educazione deve venire dalla famiglia, quando scuola e istituzioni defraudano la storia e la tradizione.

Come scrive Daniele Scalea nel suo post pubblico,

Enea non era un “rifugiato”

sicuramente non nel senso giuridico e contemporaneo del termine né facendo riferimento alle connotazioni che comunemente gli si danno oggi.

Image result for greek battle warriors vaseEnea non fuggiva la guerra, di cui era stato uno dei protagonisti, bensì la sconfitta. Partì non solo col figlioletto e con l’anziano padre sulla spalle, ma con un’intera flotta carica d’armati. La sua destinazione non era un Paese ricco che l’accogliesse, ma “l’antica madre”, la patria ancestrale da cui provenivano i suoi antenati.

Quando giunse nel Lazio, Enea non lo fece da profugo che mendicava aiuto, ma da principe di un esercito che voleva fondarvi un nuovo reame. Il suo arrivo provocò un sanguinoso conflitto che coinvolse tutta la regione. Con la sua vittoria s’inaugurò la vicenda della futura Roma – la potenza che avrebbe sottomesso l’intera Italia, che secondo l’UNHCR aveva accolto Enea come “rifugiato”.

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