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Liberiamoci di Juncker

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La festa della Liberazione è utile per riflettere su quali siano oggi i padroni che occupano l’Italia, tra questi una menzione particolare va a Jean Claude Juncker.

Presidente della Commissione europea dal giugno 2014, Juncker è stato il primo tra i vertici dell’organo principale Ue ad essere eletto senza il principio dell’unanimità. Una maggioranza qualificata ha così permesso all’ex politico lussemburghese di arrivare alla massima carica dell’Unione.

La carriera di Juncker, tra scandali e favori alle multinazionali

Juncker frequenta in realtà gli ambienti delle più importanti istituzioni politiche ed economiche al mondo fin dal 1989. Prima come Governatore della Banca Mondiale, poi come Governatore del Fondo Monetario Internazionale e infine sempre governatore della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Quest’ultima carica ricoperta in un periodo, inizio anni ‘90, in cui la stessa istituzione si “distinse” per la terapia shock economica imposta alla Russia post sovietica e i conseguenti disastri sociali causati da insensate privatizzazioni selvagge.

Lo stesso Juncker saltò poi agli onori della cronaca poco dopo il suo insediamento a Bruxelles, grazie alle rivelazioni del Consorzio Internazionale dei Giornalisti investigativi, che fecero uscire l’inchiesta Luxleaks. Si trattava di documenti riservati pubblicati che testimoniavano il regime fiscale favorevole che il Lussemburgo aveva riservato a grandi multinazionali dal 2002 al 2010. Agevolazioni fiscali che andavano contro le regole comunitarie e che erano stata avallate proprio durante l’incarico di Jean Claude Juncker a Primo Ministro del Lussemburgo.

Il favore di Juncker all’amico Selmayr

Questi meccanismi poco trasparenti fatti di favori agli amici, porte scorrevoli ed elusione dei più basilari principi di democrazia, persistono all’interno dell’Unione europea. In quest’istituzione, che riceve la fede incondizionata del partito dell’onestà, al secolo M5S, si è infatti registrato recentemente un episodio da brividi. L’ex capo del Gabinetto di Jean Claude Juncker, Martin Selmayr, è stato infatti nominato Segretario generale della Commissione europea. Un passaggio che non risulta essere consentito dalla legge che regola le nomine in Ue, per questo lo stesso Selmayr è stato nominato vice Segretario prima di assurgere alla nomina definitiva. La doppia procedura ha fatto discutere.

Una nomina “lampo”, come la definisce ilSole24ore, che rappresenta

“un duro colpo per la credibilità dell’intera macchina comunitaria e lascia al vertice della Commissione due uomini ampiamente delegittimati”

prosegue il giornale di Confindustria. Sorprende come un quotidiano ben lungi da posizioni “populiste” ed “euroscettiche” sia così duro nei confronti di questa nomina dai tratti imbarazzanti. Lo stesso Parlamento europeo, l’organo Ue che più rappresenta le istanze dei popoli, ha descritto la vicenda come “simile a un golpe, ai limiti della legge se non oltre”.

Scarsa trasparenza e poca democrazia, ecco l’Unione europea

Questo episodio di scarsa trasparenza si aggiunge ad una lunga lista già presente nel curriculum dell’Unione europea. Abbiamo già denunciato infatti su queste pagine il conflitto d’interesse, pericolosissimo per la democrazia europea, derivante dalla nomina di Manuel Barroso, ex presidente Commissione Ue, a Presidente di Goldman Sachs. Un meccanismo di porte scorrevoli di cui avevano beneficiato anche Mario Draghi e

Mario Draghi e Mario Monti hanno fatto staffetta tra Goldman Sachs e Ue

Mario Monti, entrambi dipendenti della banca d’affari americana e in seguito della Commissione europea. Il 25 aprile dovrebbe far dunque riflettere su questa contraddizione.

 

La Commissione, ritenuta non più credibile dallo stesso Sole24ore, impone all’Italia (e a tutti i membri Ue) una Costituzione che:

  • Legifera impunemente al di sopra delle costituzioni nazionali.
  • Impone un pareggio di bilancio che è contrario ai principi enunciati nella nostra Costituzione.
  • Obbliga al rispetto degli interessi di Bruxelles prima ancora che di quelli nazionali (anche quando contrari a questi).

Tutto questo al netto di una scarsa trasparenza e un aperto menefreghismo nei confronti delle regole democratiche. Il 25 aprile è il giorno giusto per ricordare da chi dobbiamo liberarci oggi.

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