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Ecco le piaghe bibliche per far cadere il Governo italiano

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A partire dal capitolo settimo del libro dell’Esodo dell’Antico Testamento si narrano le vicissitudini che hanno portato i discendenti di Giacobbe, gli israeliti, all’uscita dall’Egitto.

Tra i vari episodi uno dei più famosi è sicuramente l’invio delle dieci piaghe da parte di Yaweh, dio israelita, contro gli egizi. Punizioni che risultarono alla lunga decisive per la liberazione della stirpe di Giacobbe e l’inizio, appunto del loro Esodo.

L’Italexit come l’Esodo biblico

Oggi sembra essere in atto una riedizione di quelle mitiche punizioni, paradossalmente usate, in questo caso, per scongiurare un Esodo, quello italiano dall’Unione europea. Il parallelismo biblico, per quanto lontano, pare calzante oltre che suggestivo. Sembra infatti essere sul punto di scatenarsi una vera e propria tempesta perfetta con l’obiettivo di scongiurare un’eventuale Italexit e perché no, creare i presupposti per un regime change italiano. La prima piaga, già in atto, è un progressivo aumento dei tassi d’interesse sui titoli di Stato italiani.

Lo ha confermato l’asta più recente che ha visto l’interesse salire a 3,25%, rispetto al 2,87% di fine luglio. Un rialzo che tuttavia non ha ancora spaventato gli investitori, visto che il Tesoro italiano è riuscito a piazzare tutti i titoli.

Il terrorismo mediatico del mainstream fomenta fughe di capitali

A questo si collega però la seconda piaga, il terrorismo mediatico, che utilizzato ad hoc può dare una visione eccessivamente drammatica di una situazione in realtà ancora tranquilla. Per esempio, in merito ai titoli di Stato, Repubblica titolava così:

“Titoli di stato, accelera la fuga degli investitori stranieri”.

Immaginiamo ora un investitore che sfoglia le pagine dei giornali italiani per capire che aria tira prima di fare la sua operazione. Vede il titolo di Repubblica e la reazione non può che essere una, naturale e spontanea. Vendere i titoli italiani in suo possesso. Articoli, come quello di Repubblica, possono far perdere miliardi allo Stato italiano. Ecco perché si tratta di vero e proprio terrorismo mediatico ed è una piaga per l’attuale Governo.

Lo spread, l’arma preferita per far cadere i Governi

Proseguendo nella carrellata di punizioni di biblica memoria ecco spuntare lo spread, arma evergreen per far cadere i Governi del Belpaese. Oggi la differenza tra tassi d’interesse italiani e tedeschi, ovvero lo spread, segna 285, creando un leggero stato di allarme. Se i rendimenti italiani continueranno ad aumentare, lo spread continuerà a salire e sarà usato per fomentare la già citata piaga mediatica. Un tunnel senza via d’uscita.

Berlusconi passa il testimone a Monti dopo la crisi dello spread

Ma non finisce qua, perché sul piatto c’è anche la crisi del sistema bancario italiano, sempre in agguato. È di poche ore fa l’avviso lanciato dall’agenzia di rating Moody’s, secondo cui le banche italiane dovranno restituire 250 miliardi di euro alla Banca Centrale europea. Si tratta di prestiti a basso costo fatti dall’istituto di Francoforte per garantire liquidità al sistema bancario e pare che l’Italia sia stato il Paese che più ne ha giovato.

Il caso, strano, è che tale avviso venga fuori proprio adesso, a rinforzare quella tempesta perfetta pronta per l’esecutivo italiano. Una crisi di liquidità bancaria ha infatti ripercussioni su tutto il sistema, pubblico e privato. Da una parte le banche non potrebbero più assolvere al ruolo di investitori dei titoli di Stato, rafforzando così una crisi di rendimenti e di spread. Dall’altra si troverebbero in difficoltà nell’erogazione di prestiti alle piccole e medie imprese italiane, ovvero oltre l’80% dell’economia italiana.

Tria in Cina per difendersi da Mario Draghi

Un’altra piaga da non sottovalutare è poi la paventata penale minacciata dalla Commissione europea contro un eventuale sforamento del rapporto deficit/Pil. Una fatwa arrivata attraverso un cinguettio del già noto commissario Gunther Oettinger. Infine c’è la piaga finale, quella mortale. Il tapering della Banca Centrale europea. Ovvero la fine del programma di acquisto dei titoli di Stato europei (Quantitative easing) da parte dell’istituto di Francoforte. A gennaio 2019, a meno di ripensamenti, Mario Draghi chiuderà i rubinetti lasciando così scoperti i titoli di Stato italiani. Anche in questo caso il rischio di un innalzamento repentino degli interessi e dello spread è molto alto.

L’attuale esecutivo risulta dunque in procinto di subire un attacco su più fronti. Non a caso è attualmente in corso un viaggio del Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in Cina. Il motivo? La ricerca di acquirenti proprio per i titoli di Stato italiani. Se l’attuale esecutivo dovesse mai sopravvivere a questo fuoco incrociato ci sarà allora probabilmente la fine dell’Unione europea per come la conosciamo. Il Governo italiano si sposterà inevitabilmente verso est abbandonando così un progetto che non ammette disegni eversivi al suo interno.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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