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Lavoratori abbandonati: il patto tra sindacati e Confindustria per avere più Europa

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Nel recente marasma mediatico è passata sotto silenzio una notizia curiosa, ovvero l’improbabile alleanza tra sindacati e Confindustria, concretizzata con la redazione di un “Appello per l’Europa“.

Bisogna ammettere che il clero massmediatico ce la sta mettendo tutta per incanalare l’attenzione su argomenti del tutto irrilevanti ai fini del futuro dei cittadini italiani.

La piaga della disoccupazione continua ad essere dilagante?

Meglio occuparsi dei dieci metri quadri comprati regolarmente da una casa editrice ritenuta minacciosamente sovversiva. L’emorragia dei cervelli italiani all’estero continua senza sosta? Una manifestazione di qualche centinaio di presunti nostalgici nella periferia romana può sicuramente far dimenticare questo fastidioso problema. La denatalità cronica ci obbliga a pensare alla migrazione in ottica di sostituzione della forza lavoro autoctona? Il caso Siri può farvi tornare a dormire sogni tranquilli.

In questo modo i media mainstream hanno compiuto la loro missione principale in vista delle elezioni: distogliere l’attenzione dei cittadini da temi fondamentali per il loro futuro, distraendoli con facete e circensi vicende gossippare.

Solo così in effetti è possibile nascondere sotto al tappeto quelle alleanze che mai ti aspetteresti e che farebbero gridare vendetta in maniera trasversale dall’operaio di fabbrica, fino all’impiegato d’azienda.

Risulta infatti che i rappresentanti delle principali sigle sindacali italiane

Il Segretario generale CGIL Maurizio Landini insieme a Susanna Camusso

ovvero CIGL, CISL e UIL si siano incontrati con gli omologhi di Confindustria. Fino a qui nulla di male. Avranno sicuramente avuto modo di discutere, per esempio, su come poter conciliare una norma come il Fiscal Compact con la necessità dello Stato di investire in ricerca e sviluppo. E invece niente di tutto questo. Sindacati e Confindustria hanno usato le loro teste pensanti per redigere un documento dal titolo “Appello per l’Europa“. Il fatto davvero incomprensibile è che non si tratta di un coraggioso compendio di suggerimenti volti a riformare l’ente sovranazionale con sede a Bruxelles in un’ottica più democratica ed inclusiva. No, si tratta invece di un vero e proprio peana in difesa di un progetto che, si legge nel testo

deve essere rilanciato in tutta la sua portata di civiltà, cruciale per affrontare le sfide e progettare un futuro di benessere per l’Europa che è ancora uno dei posti migliori al mondo per vivere, lavorare e fare impresa.

Insomma si tratta di un vero e proprio manifesto europeista che potrebbe essere tranquillamente sovrapposto al programma elettorale di + Europa senza che nessuno se ne accorga. Nel testo si possono infatti altresì trovare concetti discutibili come

L’Unione europea ha garantito una pace duratura in tutto il nostro continente

scoprendo così che Serbia, Ucraina e Irlanda vengono tatticamente fatte sparire dal continente europeo.

Oppure che

di fronte ai giganti economici, i paesi europei presi singolarmente, avranno sempre minore peso politico ed economico.

Constantando amaramente che la Grecia, pur parte dell’Unione europea (“il successo dell’euro”), ha dovuto svendere ai cinesi l’intero porto del Pireo.

Se tuttavia è inappuntabile la legittimità di un partito

come + Europa, di avvalersi di tali slogan per fare la propria campagna elettorale, diventa invece incomprensibile il motivo che spinge sindacati e Confindustria a redigere un simile programma. Si tratta infatti di quelli che sulla carta dovrebbero essere ancora i principali rappresentanti della classe lavoratrice ed imprenditoriale italiana che ignorano, o fingono di ignorare, il peggioramento del tenore di vita dei loro rappresentati, di cui concausa è stata sicuramente la restrittiva politica di bilancio imposta da Bruxelles.

L’economista Paolo Savona.

Stupisce in tal senso non leggere nel documento nemmeno una delle proposte di riforma fatte dall’ex Ministro Paolo Savona, nel suo ben più ampio ed esaustivo testo “Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa“. Sindacati e Confindustria non appongono critiche all’operato della Banca centrale europea e al suo mandato che, attualmente, non garantisce la sostenibilità dei debiti pubblici sovrani. Non mettono in discussione il ruolo del tutto subalterno e quasi irrilevante del Parlamento europeo, unico esempio al mondo di parlamento eletto senza potere legislativo.

Per sindacati e Confindustria tutto questo va evidentemente bene così com’è e non si pongono la minima remora nel firmare un documento che spinge per ulteriori cessioni di sovranità nazionale, incita ad un supplementare restringimento delle capacità statali di spesa e di investimento e auspica una maggiore concorrenza tra le classi lavoratrici.

Un caso emblematico di come i presunti rappresentanti sembrino vivere su un pianeta distane anni luce da quello abitato dai rappresentati.

Questo scollamento è stato ben evidenziato di recente dal noto imprenditore Ernesto Preatoni, non di certo un sovranista, che, interpellato sull’argomento, si è così espresso

Alle élites l’Italexit non conviene assolutamente. Stranamente trovo per esempio i sindacati schierati sulle stesse posizioni delle élites che sono assolutamente contrarie all’interesse di coloro che loro rappresentano

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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