Home / Affari di Palazzo / La visita del Papa e il revisionismo storico dei media sull’Iraq

La visita del Papa e il revisionismo storico dei media sull’Iraq

Condividi quest'articolo su -->

La visita apostolica del Papa ha innescato una grande manifestazione di revisionismo storico a reti unificate. L’Iraq, secondo i nostri solerti media, sarebbe stato vittima solo del terrorismo islamico: sull’invasione americana che ha distrutto un paese sovrano e stabile invece, non una parola.

di Andrea Zhok

Il papa è in visita apostolica in Iraq. Certo, ci sono notizie ben più importanti, come gli stanchi tentativi di épater le bourgeois da parte di qualche ospite a Sanremo, e tuttavia qualche servizio giornalistico, sia in televisione che sui quotidiani fa capolino.

Ora, nelle ultime 24 ore avrò sentito una decina di servizi TV sulla visita papale. Si vedevano pezzi di città distrutte, edifici postapocalittici, tutti i segni di un paese macellato. E cos’è che impariamo a questo proposito dai nostri coraggiosi inviati? Apprendiamo che il papa è in visita in un paese “martoriato dal terrorismo“, e “minacciato dall’ISIS“.

Insomma chiunque non sia troppo vigile, o sia semplicemente troppo giovane per averne memoria, impara che l’Iraq è stato un paese orrendamente piagato e demolito dal terrorismo e dall’Isis. E d’altra parte si sa, di questi islamici rissosi non ci si può fidare; una bella fortuna che noi occidentali progrediti atlantisti si sia di ben altra tempra morale.

Dell‘aggressione unilaterale da parte degli USA, fondata su prove fabbricate, durata 8 anni (2003-2011), che ha fatto 650.000 morti accertati, un numero indefinito di vittime collaterali e successive, che ha decapitato l’intera classe dirigente irachena, e ha raso al suolo l’intero sistema istituzionale e civile del paese, di ciò non una parola.

Niente. Un buco nero. Sti islamici intolleranti si azzuffano tra di loro e poi – signora mia – guardi un po’ che disastri. Fortuna che siamo arrivati noi, prima a liberarli da un’oppressiva dittatura, ed ora a chiedergli di comportarsi in modo civile e tollerante con le altre confessioni religiose.

Del fatto che prima dell’intervento americano e della sequela di governi fantoccio messi in piedi dopo il 2011 in Iraq i bambini andavano a scuola, erano aperti musei di fama internazionale, e c’era così tanta intolleranza che il ministro degli esteri (Tareq Aziz) era cattolico, di tutto ciò non una parola.

E questi sono quelli che poi ci spiegano tutto sulla turpitudine delle fake news e sulle violazioni della libertà di stampa in Cina. (Nella foto precedente alcuni cordiali liberatori americani si affaticano ad insegnare la santa tradizione dell’albero di Natale agli infedeli iracheni.)
Condividi quest'articolo su -->

Cerca ancora

Intervista: l’invasione inefficace dell’Afghanistan

A più di vent’anni dall’invasione dell’Afghanistan, i Taliban ancora comandano nella regione. Non sarebbe stato …