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La stramba interpretazione della stampa straniera sulle elezioni italiane

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Elezioni italiane.

La stampa straniera è spesso, a torto, considerata fonte d’informazione professionale e attendibile. Sarà l’esterofilia galoppante diventata di moda nei salotti dell’Italia bene. Sarà che, ingenuamente, si crede osservatore super partes chi non risiede all’interno degli italici confini.

Appena concluse le elezioni italiane sono dunque arrivati primi commenti da parte della stampa straniera, che solo in alcuni rari e apprezzabili casi è riuscita a dare un quadro ragionato e ragionevole della complicata situazione italiana. Il resto, e nel resto ci sono anche nomi di quotidiani dalla grande fama,si è arenato invece in considerazioni da “bar sport” estremamente semplificatorie.

Per El Pais sarà un governo di xenofobi e estremisti

Iniziamo da El Pais, celebre quotidiano spagnolo dell’area progressista, che per penna di Rubén Amòn così commenta i risultati delle elezioni italiane: “Se ci si mette a calcolare la forza delle formazioni radicali ed euroscettiche si rimane impressionati e sconcertati. Populisti, estremisti e xenofobi superano abbondantemente la metà dei voti. Ma prima della psicosi bisogna applicare il consueto coefficiente di sdrammatizzazione con cui si deve osservare la politica italiana. Da queste elezioni nasce l’enigma della governabilità: i cinquestelle smentiscono qualunque patto. La Lega è un alleato tossico in qualunque scenario”.

Da questa analisi emergono grosse lacune cognitive sulla politica italiana da parte del quotidiano spagnolo. Dal frammento dell’editoriale vengono descritti come “estremisti, xenofobi, populisti e” addirittura “tossici” Movimento 5 Stelle e Lega Nord. Alla penna spagnola è sfuggito in maniera piuttosto evidente come sia Lega Nord che Movimento 5 Stelle abbiano notevolmente affievolito la carica antieuropeista, proprio durante le recenti elezioni italiane.

L’uscita dall’euro non è più paventata da nessuno dei due partiti e anche il Referendum, consultivo, sulla moneta unica non è più ritenuto priorità. Resta poi da ricordare al giornalista spagnolo che la Lega Nord si è già trovata nel Governo di maggioranza per ben 3 volte negli ultimi venticinque anni. Anzi possiamo ragionevolmente dire che la forza “antisistema” della Lega si è nel tempo affievolita, passando da un intransigente federalismo con annessa indipendenza padana, all’attuale blando nazional-populismo di Matteo Salvini.

La visione neocoloniale del New York Times

Passando oltre le inessattezze di El Pais vi è poi l’analisi delle elezioni italiane del New York Times, anch’essa non esente da errori. “Il risultato più probabile delle elezioni in Italia – uno dei paesi fondatori dell’Unione europea e principale economia del Mediterraneo – sarà un governo meno impegnato nel progetto di un’Europa unita. Mentre gli avversari geopolitici, dalla Russia alla Cina, cercano di dividere e indebolire il blocco”.

In quest’analisi non è ben chiaro a quale progetto europeo il giornalista si rivolga. Ad un Unione politica? Ad un Unione militare (che il Paese da cui il giornalista scrive per altro osteggia)? O ad un Unione bancaria (l’unica realmente prossima alla realizzazione)? Ma ancora più sconcerto crea l’affermazione che senza appello descrive Cina e Russia come “avversari geopolitici”.

Avversari di chi? Forse degli Stati Uniti, ma non sicuramente dell’Europa, che proprio per emanciparsi dalla disastrosa poltica estera americana degli ultimi anni ha bisogno di guardare ad est.

Pochi si sono accorti che Lega e 5 Stelle non sono più anti sistema

Non meno spiccia e superficiale è poi l’analisi del The Guardian. Il quotidiano anglosassone così commenta: “Il risultato più probabile vede o la vittoria della coalizione di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi o un parlamento senza maggioranza assoluta in cui i partiti populisti – anticasta come il Movimento 5 stelle e xenofobi come la Lega – avranno una forte influenza nella formazione di un nuovo governo”. Anche gli inglesi quindi non sono ancora venuti a conoscenza che la Lega Nord è già stata più volte al Governo e quindi non può essere considerata come anti sistema e che il 5 Stelle ha ormai dimostrato la sua scarsa vena rivoluzionaria nelle amministrazioni di due città chiave come Roma e Torino.

A salvare la credibilità della stampa estera ci pensa per fortuna l’Economist che per imparzialità e ragionevolezza fa impallidire tutte le analisi finora viste. “Il movimento 5 stelle è di gran lunga la prima forza politica nel paese e i partiti tradizionali di sinistra e di destra possono aspettarsi sconfitte umilianti”. Non si parla di populismi, non vengono citati estremisti e xenofobi, ma si analizza con lucida ragione la debacle dei partiti tradizionali.

 

di Pro Meste

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