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La riforma del MES è una bomba pronta ad esplodere

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Ecco che cos’è il MES, il cosiddetto Fondo salva-Stati. Un “Rischio enorme di terribili conseguenze”. “Un colpo di pistola a sangue freddo alla tempia di milioni di risparmiatori italiani”.

Autore: Gilberto Trombetta

Sono le parole che Ignazio Visco e Giampaolo Galli, rispettivamente governatore di Bankitalia e vice direttore dell’Osservatorio dei Conti Pubblici (di Carlo Cottarelli), hanno usato per descrivere la riforma del MES, acronimo per Meccanismo Europeo di Stabilità.

Le parole di Ignazio Visco
Le parole di Giampaolo Galli

Facciamo un passo indietro. Tra gennaio e giugno dello scorso anno, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha approvato per l’Italia la riforma del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Riforma che è stata preparata dall’allora ministro dell’economia, Tria, all’interno dell’Eurogruppo. Un gruppo di lavoro informale della Commissione Europea che di fatto prende tutte le decisioni importanti in materia economica.

Un organo talmente informale che del contenuto delle sue riunioni non si tiene traccia scritta alcuna. Pur essendo di fatto quello che le decisioni veramente importanti – su euro ed economia – le prende. Il MES o Fondo salva-Stati è un meccanismo che servirebbe ad aiutare i Paesi membri dell’Euro-zona in caso di crisi e, quindi, di necessità.

Ha però delle condizionalità improponibili per accedervi.

Soprattutto dopo la riforma fatta passare senza discussione parlamentare da Tria e da Conte. Condizionalità talmente folli da spingere due come Visco e Galli, di certo non due euro-scettici e anti-europeisti, a usare appunto parole forti come quelle riportate in apertura. Ma quali sono queste condizionalità per accedere al Fondo salva-Stati? Eccole:

  • ristrutturazione del debito pubblico, cioè una riduzione del debito al di sotto del 60% o del 5% in un singolo esercizio (cioè in un anno).
  • Divieto di superare il rapporto deficit/PIL del 3%, neanche in caso di recessione.

Non devono inoltre esserci eccessivi sbilanci nel bilancio dello Stato, non devono esserci procedure di violazione in corso e il debito deve essere sostenibile. Ci siamo? No?

Semplifichiamo un po’: per accedere al Fondo salva-Stati dopo la riforma di giugno scorso, l’Italia dovrebbe prima ristrutturare il proprio debito.

Cioè ridurlo dall’attuale 134% ad almeno il 60% oppure ridurlo del 5% in un anno, cioè di circa 115 miliardi di euro. Stiamo ovviamente parlando di tagli. Non solo: stiamo parlando di un vero e proprio bail-in sul bilancio dello Stato pagato coi soldi dei cittadini. Cioè dei nostri. Per cifre fuori dalla grazia di Dio.

Ecco cosa ha spinto due europeisti convinti a usare quei toni catastrofici per parlare dei rischi della riforma del MES. Ecco, ovviamente sulla stampa dominante di questa cosa non se ne è praticamente parlato. E, chi ne ha parlato, è riuscito stravolgere a tal punto le parole di Visco da fare diventare questa riforma addirittura un bene.

Il Sole24Ore sulle parole di Ignazio Visco

In fondo Orwell era un dilettante.

Revisione ed impostazione grafica: Lorenzo Franzoni

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Di Lorenzo Franzoni

Nato nel 1994 a Castiglione delle Stiviere, mantovano di origine e trentino di adozione, si è laureato dapprima in Filosofia e poi in Scienze Storiche all'Università degli Studi di Trento. Nella sua tesi ha trattato dei rapporti italo-libici e delle azioni internazionali di Gheddafi durante il primo decennio al potere del Rais di Sirte, visti e narrati dai quotidiani italiani. La passione per il giornalismo si è fortificata in questo contesto: ha un'inclinazione per le tematiche di politica interna ed estera, per le questioni culturali in generale e per la macroeconomia. Oltre che con Elzeviro.eu, collabora con il progetto editoriale Oltre la Linea dal 2018 e con InsideOver - progetto de il Giornale - dal 2019.

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