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Il collasso progressivo della sanità pubblica italiana

Spesa sanitaria italiana per Regioni

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I dati sulla sanità italiana – nonostante essa rimanga in una posizione eccelsa nel mondo – sono sempre più preoccupanti. I continui tagli, voluti da più governi e dovuti all’austerità, stanno danneggiando il tessuto del Servizio Sanitario Nazionale.

Autore: Gilberto Trombetta

Consultarli, difatti, è un dato che evidenzia tutte le fallacie del modello liberista, in special modo se applicato ad un contesto di primaria importanza, quale la sanità:

  • 2 miliardi di euro di tagli al personale sanitario tra il 2010 e il 2018.
  • 2.545 euro di spesa pubblica pro capite per la salute contro i 5.289 della Norvegia e i 5.056 della Germania.
  • 42.888 professionisti a tempo indeterminato in meno tra il 2010 e il 2018, una riduzione del 6,2%. In alcune Regioni il taglio complessivo è stato del 16,3%.
Spesa sanitaria pro capite nei Paesi OCSE
Il drastico calo del personale sanitario a tempo indeterminato presso il SSN in Italia

Ed è ancora necessario proseguire il mesto elenco:

  • Le Regioni sottoposte a piani di rientro hanno dovuto ridurre personale medico e infermieristico rispettivamente del 18% e dell’11% tra il 2008 e il 2018.
  • Nel 2016 il rapporto di infermieri per 1.000 abitanti è stato di 5,6 contro l’8,4 della media europea.
  • L’età media è passata dai 43,5 anni del 2001 ai 50,7 del 2017. Una conseguenza del blocco del turn over.
  • Il gettito complessivo dovuto ai ticket è passato dagli 1,8 miliardi di euro del 2008 ai 3 del 2018.
  • La percentuale di cittadini che hanno dovuto rinunciare alle visite e alle cure per il costo eccessivo è passata dal 3,9% del 2008 al 6,5% del 2015. Percentuale che per quanto riguarda il 20% più povero della popolazione è passata invece dal 7,1% del 2004 al 14,5% del 2015.
  • Mentre la spesa pubblica pro capite per la salute è scesa dai 2.266 dollari del 2012 ai 2.235 del 2018, quella privata pagata direttamente dai cittadini è salita da 710 dollari a 776 nello stesso arco di tempo (passando dal 2,1% del PIL al 2,3%).
  • Il numero di posti letto per 1.000 abitanti è passato dai 3,9 del 2007 (già sotto la media UE di 5,7) ai 3,2 del 2017. Nel 2017 il numero di posti letto in strutture per cure a lungo termine è stato di 4,2 per 1.000 abitanti, contro i 9,8 della Francia, gli 11,5 della Germania e gli 8,2 nel Regno Unito.

Sono gli sconfortanti dati che emergono dal rapporto “Lo Stato della salute in Italia pubblicato in principio di dicembre dall’Ufficio Parlamentare del Bilancio.

Insomma lo Stato taglia la spesa per il SSN da anni.

I medici invecchiano e diminuiscono, così come gli infermieri. Spariscono ospedali e posti letto. Così le persone si curano di meno oppure pagando di tasca propria, anche indebitandosi. E intanto la sanità privata cresce e prospera sulle spalle dei cittadini. Anche grazie alla complicità del welfare aziendale.

«Queste misure favoriscono un sistema categoriale-corporativo alternativo al servizio pubblico, che si dispiega anche fuori dal campo dei servizi integrativi. Assecondare questa tendenza e contemporaneamente continuare nella compressione del finanziamento del servizio pubblico potrebbe mettere in discussione l’universalità del sistema vigente».

Sono i prevedibilissimi effetti di quasi 30 anni di politiche di austerità, più o meno intense. Dalla firma del trattato di Maastricht, l’Italia è infatti in avanzo primario (poco meno di 800 miliardi di euro). Dopo aver svenduto il grosso della sua industria di Stato, l’IRI, mentre gli altri non hanno fatto altrettanto.

Spesa sanitaria nazionale per Regione

Siamo sotto costante minaccia della UE ogni volta che proviamo ad aumentare la spesa pubblica di cifre oggettivamente ridicole rispetto alle vere necessità del Paese.

Mentre il Giappone annuncia investimenti e spesa a deficit per più di 100 miliardi di euro. L’equivalente di due Piani Marshall praticamente.

L’annuncio del Giappone di un piano di investimenti nazionali in deficit

Da noi invece la BCE non fa neanche il minimo indispensabile per essere considerata davvero una Banca Centrale, cioè garantire senza se e senza ma i titoli di Stato e la tenuta del sistema bancario. Per questo devono inventarsi meccanismi pericolosi e contorti come il MES.

In grado di aiutare qualcuno (la Germania) a spese e a scapito di qualcun altro (l’Italia). La verità è che questo Paese non può avere un futuro degno di questo nome dentro la prigione unionista.

Revisione ed impostazione grafica: Lorenzo Franzoni

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Di Lorenzo Franzoni

Nato nel 1994 a Castiglione delle Stiviere, mantovano di origine e trentino di adozione, si è laureato dapprima in Filosofia e poi in Scienze Storiche all'Università degli Studi di Trento. Nella sua tesi ha trattato dei rapporti italo-libici e delle azioni internazionali di Gheddafi durante il primo decennio al potere del Rais di Sirte, visti e narrati dai quotidiani italiani. La passione per il giornalismo si è fortificata in questo contesto: ha un'inclinazione per le tematiche di politica interna ed estera, per le questioni culturali in generale e per la macroeconomia. Oltre che con Elzeviro.eu, collabora con il progetto editoriale Oltre la Linea dal 2018 e con InsideOver - progetto de il Giornale - dal 2019.

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