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General Motors, il dramma dei lavoratori e la gioia dei mercati

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L’annuncio del colosso General Motors sull’imminente licenziamento di massa dovrebbe finalmente aprire gli occhi rispetto alla vera natura dei “mercati” e all’indirizzo preso dall’economia occidentale. Il condizionale però in questo caso è d’obbligo perché la notizia è in realtà passata piuttosto in sordina senza portare ad una dovuta nonché decisiva riflessione sulla materia.

La dichiarazione dell’amministratore delegato, Mary Barra, della multinazionale americana stupisce oltre che per le sue tragiche conseguenze, anche e soprattutto per le motivazioni addotte.

Snellire e ristrutturare, la neolingua per dire “licenziare”

“Dobbiamo adattarci alle nuove condizioni di mercato. Assumiamo queste decisioni mentre l’economia è ancora forte. L’industria dell’auto sta cambiando molto rapidamente e vogliamo assicurarci di essere ben posizionati”. L’economia è dunque forte, l’azienda è in salute e florida, ma ciò non impedisce ai vertici di General Motors di effettuare quella che viene descritta come “riorganizzazione”.

Si tratta invero di un piano di chiusure di numerosi stabilimenti con annessi licenziamenti su larga scala. GM taglierà il 15% del proprio personale e chiuderà ben cinque stabilimenti per un totale di 15.000 persone che rimarranno a casa di qui a poco. Quello che dovrebbe stupire è la naturalezza con cui un’azienda di tali dimensioni e, per nulla in crisi, ignori così sfacciatamente il destino di quei dipendenti che hanno contribuito alla fortuna della stessa impresa. Dovrebbe stupire che semplici ipotesi di mercato possano portare senza troppi tentennamenti alla perdita di lavoro per migliaia di persone e delle altrettante migliaia di famiglie cui ognuno di questi impiegati dovrà badare senza più uno straccio salario.

Trump è l’unico ad essere rimasto umano

Tuttavia è il mancato stupore per tutto ciò a stupirci più di ogni cosa. L’accettazione senza batter ciglio di una realtà divenuta completamente disumana, proprio nell’era dei vari slogan tra cui “restiamo umani”. Se davvero fossimo umani non ci sarebbe la possibilità di vedere termini quali “snellimento” “ristrutturazione” e “miglioramento della competitività” in riferimento ai licenziamenti di massa previsti. Eppure li leggiamo con i nostri occhi sulla maggior parte della carta stampata occidentale. Il paradosso di questa storia è che l’unico slancio di umanità sia venuto da quello che per i media rappresenta l’incarnazione della crudeltà assoluta, ovvero Donald Trump.

Il Presidente americano si è infatti dichiarato profondamente amareggiato per la decisione presa da GM, esortando l’azienda a ritornare sui propri passi, pena la fine degli aiuti pubblici. General Motors ricorda così molto da vicino la sua sorella italiana che nel tempo ha ben usufruito dei fondi pubblici italiani per poi delocalizzare la produzione e “snellire” la propria struttura, con buona pace dei cassa integrati, futuri licenziati. A differenza del Presidente Trump, dalle nostre parti non si è mai posto dubbio alla legittimità delle elargizioni pubbliche all’azienda a fronte della sfacciata socializzazione del rischio d’impresa.

Il tweet in cui Trump minaccia di tagliare i fondi pubblici alla GM a seguito dei licenziamenti previsti

Mercati e progressisti, una strana storia d’amore

Ultimo aspetto della vicenda, ma forse il più simbolico, è la reazione dei “mercati” rispetto alla decisione di GM. Quest’entità, divenuta feticcio e totem dei progressisti europei, ha mostrato finalmente la sua natura cinica, spietata e senza rispetto alcuno per i drammi umani. Immediatamente dopo l’annuncio di GM, il titolo dell’azienda a Wall Street è letteralmente volato. Da una media del -7% da inizio anno, il titolo è d’improvviso salito al +8%. L’azienda licenzia e i mercati applaudono.

Quegli stessi mercati verso cui i progressisti europei si slanciano in atto di prostrazione alla spasmodica ricerca di un loro segno di assenso. E come volevasi dimostrare i mercati annuiscono al solo segno del profitto personale, anche a discapito del benessere della comunità. Svelato dunque l’obiettivo tanto agognato dai progressisti, anche se di “progressista” in questa idea di società vi è ben poco. Se prima potevamo avere ancora qualche dubbio, l’annuncio di General Motors ci dà purtroppo l’idea che avere qualche zero in più sul proprio bilancio possa prevaricare persino il potere del Presidente dello Stato più importante al mondo.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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