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Verso la fine dell’economia del petrolio

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Quando le persone hanno smesso di muoversi per limitare la diffusione del virus il prezzo del petrolio è sceso ai minimi storici.

Lo stop dovuto alla pandemia ha reso ancora più urgente una più rapida possibile emancipazione dal petrolio per i paesi che fondano la loro economia su di esso. Basti pensare che il prezzo di un barile si aggira intorno ai 40 dollari contro gli originari 140 e, con una stima di ciò che i paesi arabi dovrebbero guadagnare quest’anno, 300 miliardi non basterebbero nemmeno a coprire le loro spese.

Da marzo 2020 l’Arabia Saudita ha cercato di far quadrare i conti sospendendo un’indennità per il costo della vita riconosciuto ai dipendenti statali, ha aumentato il prezzo del carburante e triplicato la tassa sulle vendite. E anche così facendo il deficit di bilancio supererebbe i 110 miliardi di dollari, il che porterebbe all’introduzione di ulteriori tasse, inasprendo ancora di più il malcontento sociale già esistente e molto diffuso. Il Covid-19 ha scoraggiato anche chi aveva riposto speranza nel turismo religioso e ricreativo che avrebbe generato PIL nei paesi dove la riconversione dell’economia stava dando i primi frutti.

La necessità di una riconversione del modello economico basato sui combustibili fossili era già stata sollevata.

Quattro anni fa il sovrano de facto dell’Arabia Saudita, Muhammad bin Salman, già presentava un quadro strategico che puntava a ridurre la dipendenza del Paese dal petrolio. Il piano Vision 2030 prevedeva riforme strutturali e sviluppo di piccole medie imprese, con l’obiettivo di diversificare l’economia sviluppando settori di servizio pubblico. Oggi invece i leader arabi parlano soltanto di un’ondata di privatizzazioni per generare nuove entrate che non faranno altro che far crescere l’insofferenza e la rabbia del popolo che già sta ricominciando a scendere in piazza.

Ma forse anche questo sconvolgimento presenta un inatteso effetto positivo.

Senza il sostegno del petrolio e con le crescenti proteste contro il regno, questi paesi dovranno prendere seriamente in considerazione la via delle riforme. Per anni il mercato del petrolio ha nutrito economie improduttive e regimi non democratici, che sia arrivato il momento di governi più democratici e rappresentativi? Di certo è un bene il fatto che alcuni Paesi stiano pensando ad un futuro non completamente basato sull’estrazione di una risorsa finita. Ma anche una futura green economy non potrà essere limitata alla ricerca di alternative ai combustibili fossili, ma dovrà comunque basarsi su una buona politica estera, dibattito pubblico e controllo statale sull’economia.

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Di Francesca Russo

Francesca, laureata in Comunicazione Interculturale, oggi studentessa al secondo anno magistrale in Area and Global Studies for International Cooperation presso l'Università degli Studi di Torino.

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