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Perché abbiamo puntato su Al Sarraj?

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Ma perché l’Italia s’è schierata con Al Sarraj, come capo del governo della Libia, che non ha nemmeno la lealtà di buona parte delle sue milizie, invece che con Haftar, che ha la forza e gli appoggi militari che contano? La risposta prefabbricata è che Sarraj  “è riconosciuto dalla comunità internazionale”. Già, ma quando e perché lo ha riconosciuto la “comunità internazionale”?

di Maurizio Blondet

Ovviamente, su pressione del presidente Obama e del suo ministro degli Esteri, Hillary Clinton: che hanno scelto  la setta dei “Fratelli Musulmani” come organizzatori e gestori della primavere arabe e conseguenti “cambi di regime” riusciti o tentati nei vari paesi islamici, subito salutati dal media come trionfi della democrazia.

Il miglior successo fu l’Egitto. La Fratellanza sostenuta dagli  USA ottenne anche i voti del popolo. Immediatamente il nuovo presidente Mohamed Morsi, da buon fratello, comincio a perseguitare la minoranza copta ed anche gli oppositori, dando a se stesso il potere di legiferare senza controllo della magistratura. Siccome per il resto  la capacità di governo di Morsi non suscitò particolari entusiasmi fra il popolo (mancarono i carburanti, l’elettricità andava e veniva) lo stesso popolo che era stato sedotto dal sogno della democrazia islamica, accettò il necessario colpo di Stato di militari.

E in base a quale astuta analisi geopolitica

la Hillary Clinton decise di puntare tutto sulla Fratellanza Musulmana? Probabilmente ricordate Huma Abedin, la bella musulmana che era fra i suoi più intimi collaboratori; moglie poi divorziata di Anthony  Weiner, ebreo, la cui brillante carriera pubblica fu interrotta quando si scoprì che Weiner cercava di intortare sul web no so che ragazzina minorenne postando le sue foto in erezione.

Orbene, il padre di Huma, Syed Zaynul Abedin (1928-1993) – un indiano – era un esponente di primo piano dei Fratelli Musulmani. Attivissimo, superlaureato ad Oxford, ha fondato in Usa e Gran Bretagna l’Istituto per le minoranze musulmane, con uffici  in Arabia Saudita e Londra e ha lavorato come direttore del Journal of the Institute – ora gestito da sua moglie Saleha Mahmoud Abedin.

Hillary Clinton insieme a Huma Abedin

Consulente della Lega Musulmana

il dottor Abedin va accreditato della teoria detta “era civile”, ossia in apparenza ad un adattamento dell’Islam – e specificamente a quello professato dal fondatore della Fratellanza, Abul Ala Maududi – alla modernità e alle sue ideologie secolariste, onde arrivare allo scopo: “il ripristino del califfato”.

Quello che conta è che quella stagione è superata, il progetto di consegnare i paesi islamici alla Fratellanza è fallito e scaduto. Ora, Al Sarraj è il resto – stiamo per dire il rimasuglio di quel progetto abortito degli Obama-Clinton. E Roma  ha continuato ad essere praticamente la sola a mantenersi obbediente a quel progetto ormai non più vigente.  Puntellando il pericolante potere di Al Sarraj con fondi e motovedette, regali e prestigio.

Ovviamente ricordate come i governi da Monti a Renzi a Letta si siano prodigati ad obbedire ad Obama ed a far propaganda per la Clinton (Gentiloni andò addirittura a New York a organizzare al consolato un incontro con gli italo-americani di potere, urlando “Votate Hillary!”,  iniziativa che ha suscitato più irritazione che successo, ma ha appagato Gentiloni nel mostrare il suo entusiasmo e dedizione per  Hillary).

Ora, anche i governi di dopo, grillo-leghisti

come l’attuale grillo-piddino, mantengono la linea indicata dai Clinton: succede, quando non arrivano nuovi ordini da Washington. Nel frattempo, in Libia è cambiato tutto. Macron, ormai da anni, ha puntato su Haftar fornendolo anche di armi, con lo scopo finale accaparrare per la Francia gli interessi italiani, ossia l’Eni con Total. Egitto e russi ormai stanno con Haftar.

E Sarraj, il Fratello Musulmano, capendo benissimo che la sua  posizione ha i giorni contati, ha fatto l’accordo con Erdogan:  la geniale Zona Economica Esclusiva attraverso il Mediterraneo orientale che si arroga i giacimenti marini da gas e greggio in quella zona. Dunque oggi Erdogan è il gran protettore, e insomma ha sostituito noi  (Roma).

Le ultime di Erdogan

nell’area sono interessanti. Si è saputo solo oggi che il 19 novembre la sua marina da guerra, la fregata “TCG Gediz”, ha intimato di spostarsi a una nave israeliana di ricerche oceanografiche, la Bat Galim. “La Turchia non ha giurisdizione sull’area del Mar Mediterraneo in cui stavano lavorando i ricercatori”, spiega il Jerusalem Post, “ma la sua marina ha richiesto che Bat Galim si spostasse più a sud, come riportato per la prima volta sul Canale 13.

il ministero degli Esteri turco ha convocato il massimo diplomatico israeliano ad Ankara all’inizio di questa settimana per informarlo che il piano di Israele di stabilire un gasdotto per l’Europa in quella parte del Mar Mediterraneo, in collaborazione con Grecia e Cipro, richiederebbe l’approvazione della Turchia.

Come  risposta

gli F-16 israeliano hanno preso a sorvolale la nave turca di estrazione, la “Yavuz”.

Come parte di una esercitazione aeronavale indetta da Israele su due piedi, proprio nella zona dove la fregata turca  ha chiesto alla nave ebraica di spostarsi.

Ankara ha mandato a Cipro Nord, dov’ è asserragliata la minoranza turca (non riconosciuta dalla comunità internazionale, ma dal ’76) un suo grosso drone armato, il Bayraktar TB2.

Armato, ossia fornito di Missili, che minaccia le fregate e gli incrociatori che sono stati  mandati a Cipro per sostenere le giuste pretese di Cipro (quella greca) sui giacimenti petroliferi. La nostra Martinengo è stata mandata lì a quello scopo. Essendo ovviamente vulnerabile al drone turco, un lettore mi chiede: non è che Erdogan ci spara contro?

Ma no, tranquillo: la Nato ci difenderà. Possiamo invocare il famoso articolo 5. Contro la Turchia, alleato Nato?  La diceria che l’Alleanza sia in stato di morte cerebrale: al contrario. Piena di idee sempre nuove, ha ufficialmente indicato a tutti noi il nuovo nemico. La Cina.

 

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