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Il Pd ha perso e Lula è vivo, non il contrario

L'ex premier e segretario Pd con il condannato ex presidente del Brasile Lula.

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I media a trazione “sinistra” ignorano le vicende dell’ex presidente brasiliano, forse perché troppo impegnati nella angosciante rianimazione del PD.

Gli equilibri e le tacite regole di condotta che governano questa nuova era della parainformazione progressista dovrebbero essere onorate. Sì, sarebbe opportuno inchinarsi e togliersi il cappello di fronte ad un tale livello di audacia e sfrontatezza, sempre che si riesca ad inibire l’istintivo senso di nausea.

Negli ultimi giorni, un autorevole esponente della sinistra sudamericana che (a meno di cataclismi astronomici impronosticabili) sarebbe stato eletto presidente di una delle nazioni più popolate ed emergenti del pianeta, ha ricevuto un mandato d’arresto al termine di un iter processuale connotato dall’alternanza di ombre e qualche saltuario sprazzo di luce. Un provvedimento giudiziario che, oltre ad andare contro la norma costituzionale che impedisce la detenzione fino all’espletamento dei ricorsi consentiti, rischia di essere la pietra tombale sulla partecipazione elettorale di Lula, il grande favorito secondo tutti i sondaggi brasiliani.

Per quanto possa apparire paradossale però, l’interesse verso la colpevolezza del candidato del Partido dos Trabalhadores assume una portata secondaria ed un altro spunto di riflessione impone di delegare ad altre sedi più opportune un eventuale giudizio di merito. Infatti, ciò che emerge dall’esito, seppur provvisorio, di un processo di interesse globale, è il grado di totale irrilevanza conferito alla notizia dal circuito massmediatico a trazione “sinistra”.

L’ossessione per le sorti del PD

Sarebbe molto divertente immaginare quale risalto avrebbe potuto meritare una notizia di questa portata, se nell’occhio di uno speculare ciclone giudiziario fosse finito un qualsiasi avversario politico di Putin, magari destinato al 2%. Oppure un suo omologo, fiero oppositore di Orban o di ogni altro presidente inviso agli organi d’informazione più autorevoli. Sarebbe oltremodo spassoso, ma non ancora necessario ad attrarre la nostra curiosità.

Il disinteresse mostrato dalla carta stampata (generalmente con un trafiletto tra pagina 14 e 15) nei confronti dei tormenti processuali dell’ex presidente carioca, acquista un retrogusto ancor più indecifrabile se rapportato all’enorme spreco di alberi perpetrato per la rianimazione del Partito Democratico.

Non è passato un singolo giorno dal tanto vituperato 4 Marzo, senza che i vassalli mediatici della socialdemocrazia italiana la piantassero di ammorbare i loro lettori con strampalate teorie finalizzate a legittimare un’alleanza di governo con il PD; arrivando perfino ad affidare questa campagna di sensibilizzazione agli appelli di personaggi come Pif e Jacopo Fo. Chissà quale beneficio spirituale si potrà mai trarre dalle sofisticate analisi politologiche di una ex Iena con un passato da uomo immagine della Tim o da quelle del figlio di uno dei Premi Nobel più immotivati di sempre. Uno dei, dato che Obama e l’Unione Europea hanno spostato l’asticella di diversi anni luce.

Occhio allo spoiler: il PD ha perso

Ormai abbiamo serenamente appurato il lato oscuro e reazionario dell’intellighenzia moderata, la quale dopo aver elargito patenti di democrazia e tenuto per anni sermoni su tolleranza e pluralismo politico, ora teme gli analfabeti funzionali, rifiuta il suffragio universale, invoca i patentini elettorali per arginare i populisti, non analizza e non riconosce i risultati delle urne. Risultati che oltretutto, derivano da una legge elettorale votata da tutte le forze liberali e che porta il nome di un esponente del PD.

La consapevolezza di questa metamorfosi tuttavia, non può esimere dal mettere la nuova corrente “liberal-intollerante” di fronte alla realtà. Il partito che considerano essere l’ultimo baluardo di civiltà esistente, non è risultato essere né il più votato in assoluto, né il più votato all’interno della coalizione vincitrice. Ergo, occhio allo spoiler, la morale di questa favola è la seguente: il Partito Democratico ha perso le elezioni. Nessuno ha l’obbligo morale, né tantomeno istituzionale, di ascoltarlo o di prenderlo in considerazione per le prossime alleanze di governo ed ogni rivendicazione in tal senso, va archiviata come mero capriccio infantile.

Questione di priorità

In questi giorni, mentre si cestinano goffamente carta ed inchiostro al fine di resuscitare un manipolo di personaggi che ha voltato le spalle al mondo del lavoro, ignorato il malcontento delle classi più disagiate e più in generale vilipeso il proprio passato, uno dei pochi residui di vera sinistra ancora in vita muore per abbandono e disinteresse. Prima ancora che per i provvedimenti giudiziari e per i propri reati, veri o presunti.

Filippo Klement

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