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Nassiriya ieri… il Libano domani?

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Nassiriya 2003.

Fatto salvo il rispetto, sentito e dovuto, per le vittime e le loro famiglie, ritengo che quanto affermato nella cerimonie ufficiali sia una falsificazione della verità storica, perpetuata, dal 2003 ad oggi, mediante la complicità dei principali media, specie generalisti.

L’Iraq, nel giorno della invasione, era uno stato sovrano che non costituiva pericolo alcuno per gli Usa, Israele e l’Occidente. Le “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein erano pari a zero. Anzi, meno di zero, perché inventate dalla Cia. Per le solite motivazioni economiche (petrolio, gasdotti ed affini) la crociata liberal-capitalista della “operazione Antica Babilonia” mise l’intero Iraq a ferro e fuoco. Non si fermò neppure con la impiccagione da telefonino di Saddam.

Risultato?

1.221.000 morti tra la popolazione civile ad oggi (Opinion Research Survey 2013). E non è certo finita. Gli italiani, come al solito a traino degli americani, risposero entusiasticamente “presente”. Le nostre forze armate mostrarono il loro volto partecipando a pieno titolo alle operazioni militari. Quindi, i fatti parlano, abbattendo uno stato sovrano e promuovendo una guerra civile dagli esiti disastrosi (per gli iracheni).

I morti di Nassiriya, militari e civili, erano truppe di occupazione. Piaccia o non piaccia, come tali erano viste da gran parte del popolo iracheno. Peraltro, sia permesso osservare: “hanno dato la loro vita”, affermano tutti i politici alla radio, alla tv e sui giornali… ma quando mai! Non erano di certo “kamikaze”, come coloro che fecero esplodere la postazione dei Carabinieri.

Si trattava di militari che facevano il proprio dovere e civili che sapevano dove si trovavano. Non scelsero certo di sacrificare la propria vita, ma furono vittime della decisione politica di piazzarli lì, lontano dall’Italia e pure in una postazione indifendibile… Armati, in territorio ostile. E, visto che la giornata ricorda tutti i caduti nelle “operazioni di pace”, come non pensare che l’avventurismo di chi sta a casa (i politici al governo) ha poi ripetuto l’operazione in Afghanistan? Creando nuove vittime tra i militari e lutti tra i loro familiari.

Un nuovo pericolo inutile per i nostri militari.

Oggi, un altro pericolo si addensa sui nostri cittadini (volontariamente) in armi: il Libano! 1.200 paracadutisti della Folgore, il meglio delle nostre Forze Armate, sono attualmente dislocate al confine sud con Israele ed all’Italia tocca il comando degli 11.000 Caschi Blu dell’Onu messi lì come “forza di interposizione di pace” dopo la guerra del 2006.

La tensione, in tutto il Medio Oriente, è altissima e la Siria, martoriata dalla aggressione terroristica fomentata e sostenuta dagli Usa (ed alleati), è confinante. Tel Aviv, appoggiata (guarda, guarda) dalla Arabia Saudita, sta programmando una nuova invasione del Paese dei Cedri. La scusa è quella della minaccia di Hezbollah (e dell’Iran sponsor politico). La situazione è molto complessa e difficile da spiegare, ma produce un’istantanea e logica domanda: cosa farà l’Unifil a fronte di una invasione aerea e terrestre degli israeliani?

Ed i nostri comandi, pur di eccellenza, apriranno il fuoco (come previsto dalle regole di ingaggio) contro chi invadesse il Libano, stato sovrano? Difenderanno il diritto internazionale, oltreché se stesse? A Srebrenica (ed in altri luoghi, vedi il Ruanda) i soldati dell’Onu si coprirono di fango e vergogna.

In Bosnia erano olandesi, non italiani. Nessuno vorrebbe più vedere una nuova Nassiriya con tanti bravi ragazzi mandati dai politici a farsi ammazzare…

@V_mannello
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