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Se Lukashenko trionfa un motivo c’è: con buona pace dei media liberali

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Tutto il circo mediatico si è subito prodigato a definire Lukashenko “l’ultimo dittatore d’europa”, all’indomani della plebiscitaria vittoria alle elezioni.

Ovviamente si sono subito concentrati sulle solite truppe cammellate a libro paga Nato che non hanno perso tempo a vandalizzare le città, mentre si sono ben guardati dal citare le pressioni del FMI per far approvare un lockdown stile europeo in cambio di un miliardo di dollari.

Come non si sprecano un secondo a parlare di come la Bielorussia, paese non allineato a determinati dettami, ispirandosi ai valori del socialismo sovietico abbia un’economia che cresce a ritmi quadrupli dell’eurozona, la cui disoccupazione è tra le più basse del mondo, tale il costo della vita in rapporto allo stipendio, il cui welfare garantisce casa, scuola, bollette, e chi più ne ha più ne metta.

Certo è sempre un paese che vive ancora di grandi tradizioni rurali, e con zone del paese che vivono a ritmi di vita diversi di altri, che ancora paga sulla propria pelle pesanti eredità della caduta dell’URSS, ma guardiamoci attorno: il sogno liberale che stiamo vivendo noi siamo sicuri che sia migliore? Siamo sicuri di essere più ricchi e benestanti? Ma soprattutto siamo sicuri che i dittatori siano all’estero e non a casa nostra?

La Bielorussia continua a premiare elettoralmente quella classe dirigente da almeno 20 anni, indice che la popolazione ha vissuto un netto miglioramento della qualità della vita e che ancora ripone fiducia negli stessi supponendo che il trend positivo possa continuare, consapevoli certo di non essere la prima potenza mondiale.

Noi invece disprezziamo apertamente i nostri politici, ad ogni elezione ne votiamo uno diverso nella vaga speranza di cambiamento ma prontamente tradiscono il proprio mandato per servire interessi stranieri, viviamo ormai nell’antipolitica riconoscendo nelle istituzioni nemici che nuocciono al nostro benessere

Eppure crediamo di vivere in un utopia futurista come faro mondiale di chissà quale ordine democratico e ci arroghiamo pure il diritto di sapere come e quando dovrebbero votare negli altri paesi. Tutto ciò è meraviglioso

di R.I.

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