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L’UE è solo un ammasso di istituzioni senza un progetto politico

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Non ci siamo accorti, ma la UE non esiste più. Certo, esiste un insieme di istituzioni, ma la UE ha cessato di essere l’orizzonte politico entro cui si muove e si muoverà la politica degli stati.

Se le istituzioni rimangono, e rimarranno forse per un periodo indeterminato, è solo perché nessuno sa più come farne a meno senza produrre danni. Come se si fosse creato un mostro che tutti vorrebbero abbattere ma che oramai bisogna tenere in vita perché abbattendolo cadrebbe su chi lo ha costruito.

Condannati a stare nella UE, senza farsi distruggere da essa: questo è l’orizzonte politico dei prossimi decenni. Ma come orizzonte ideale e politico la UE non esiste più. Nella realtà la UE non è finita a causa dei sovranisti: è finita perché è una macchina farraginosa, incapace di prendere decisioni in tempi brevi, e di prenderle offrendo certezza.

Il recovery Plan non si sa ancora se ci sarà, a quanto ammonterà, il patto di stabilità non si sa se tornerà a regime e quando. Come fa uno Stato a progettare? La UE non solo non è stata capace di produrre in proprio un vaccino, pur donando abbondantemente denaro alle industrie farmaceutiche, ma non è stata neanche capace di fornire e produrre la necessarie quantità di vaccini.

Ora si oppone, per ragioni politiche, a Sputnik, ma i tedeschi e gli austriaci vanno per i fatti loro. Restiamo come al solito noi, gli europeisti esaltati (Binswanger la chiamava esaltazione fissata, una malattia grave eh), a vincolarci alla UE, a immolarci sull’altare dell’ideale.

Il processo di disgregazione è in marcia. Michel e la Von der Leyen litigano, e parrebbe che alla base della sedia mancante ci fossero divergenze tra di loro, tra chi aveva stabilito i protocolli. E le ragioni politiche e di dissenso politico tra gli stati rispetto alla Turchia è profondo.

Di fatto, ognuno si muove come se la UE non esistesse. Ognuno capisce che la UE è una disgrazia, per i vincoli che pone e l’incapacità che esprime, che non può non esprimere per il modo in cui è stata costruita. La UE PARALIZZA in un mondo in cui contano decisioni rapide.

E’ stata pensata male (a partire da Spinelli, che è giunto il momento di iniziare a decostruire severamente) e costruita peggio. Ora per tutti il problema è: sopravvivere nonostante la UE. Ma per nessuno è un orizzonte, né ideale né vincolante. Per tutti è solo un fardello di cui è difficile liberarsi oramai.

Morirà giorno dopo giorno, senza clamore, senza rotture, di consunzione. Gli altri sono già tutti usciti dalla UE, fanno come se non ci fosse. Tranne qualche anima bella da noi, come gli europeisti che non hanno mai incontrato gli europei fuori dai confini.

A costoro farebbe assai bene parlare con qualche tedesco, polacco, francese, danese. Sarebbe per loro un sano bagno di realtà. Per dirla con le parole di un mio amico polacco: “A noi della UE non ce ne frega niente. Ci va bene sin quando arrivano i fondi europei. Il resto sono chiacchiere inutili”

di Vincenzo Costa

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