Questo aspetto diventa di vitale importanza se si pensa che le cause di morte in Africa non sono riconducibili maggiormente alle guerre, ma alle infezioni e alle malattie trasmesse da virus. Il diritto alla scienza è stato oggetto di attenzione soprattutto in tempi recenti per gli eventi legati al coronavirus. Questo diritto era già incluso nell’articolo 15 del Patto sui diritti economici sociali e culturali, che da una parte tutela la libertà degli scienziati nelle modalità di conduzione delle ricerche e nel condividerle, e dall’altra il diritto dell’essere umano a godere dei risultati dei progressi scientifici.
Come afferma Marco Cappato, esponente dell’Associazione Luca Coscioni, le conseguenze legate alla pandemia sono state aggravate dalla scarsa accessibilità ai dati e alle informazioni. Cappato afferma infatti l’esistenza di migliaia di pubblicazioni scientifiche in merito a virus simili al coronavirus, accessibili fino a poco tempo fa soltanto da chi avesse pagato per accedere alla ricerca scientifica. Da qui capiamo quanto sia estremamente essenziale che non si verifichi più una mancanza di condivisione della ricerca scientifica.
Marco Perduca, presidente di Science for Democracy afferma: “Non si tratta di un nuovo diritto, ma dell’applicazione concreta di decisioni prese dall’ONU mezzo secolo fa, e da allora rimaste inapplicate. Si potrà dunque discutere a Ginevra – come attualmente accade per i diritti umani classici – di creazione e libera circolazione di conoscenza scientifica e di uguaglianza nell’accesso ai risultati tecnologici della ricerca stessa”.
Il continente africano è il paese che ha maggiormente sofferto in passato per l’impossibilità di avere a disposizione informazioni scientifiche attendibili sulle questioni di salute pubblica. L’esempio più recente si è verificato durante l’epidemia di Ebola del 2015. In quell’occasione alcune autorità liberiane avevano sottolineato l’impossibilità di avere accesso alla letteratura scientifica necessaria per documentarsi. Come pubblicato sul New York Times infatti, soltanto l’accesso ad un articolo costituiva l’equivalente della metà del salario settimanale di un medico in Liberia.
La sfida per il futuro e per l’Onu adesso è quello di favorire i progressi della scienza e di estendere i benefici di quei progressi non soltanto ai più abbienti, ma a tutti.
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