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L’Algeria ha un problema, noi abbiamo un problema

Il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika in una foto recente.

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La ricandidatura di Abdelaziz Bouteflika, ma soprattutto la sua malattia getteranno l’Algeria nel caos? Usa e Francia si affacciano minacciosi.

Il casus belli, anche se ancora di bellum non si può parlare, è la candidatura, per la quinta volta, a Presidente del paese nordafricano di Bouteflika. I mainstream media hanno dato un certo risalto alle notizie riguardanti le proteste di piazza che hanno fatto seguito all’ennesima candidatura, che farebbe di Bouteflika – se eletto – il presidente di più lungo corso della Repubblica.

Da vent’anni presidente, Abdelaziz Bouteflika è ai vertici del paese dall’indipendenza dello stesso dalla Francia.  Già a 26 anni ministro degli esteri, l’ormai 82enne ha però molti meriti. Eroe della guerra di indipendenza a soltanto 19 anni, Bouteflika è da molti considerato il padre della patria.

Difficilmente, comunque, AB potrà ripresentarsi alle elezioni, sicché è fresca notizia il fatto che si troverebbe in un ospedale ginevrino tra la vita e la morte.

Ciò che apre una voragine sulla successione di un uomo che, nel bene e nel male, ma soprattutto nel bene, ha scandito il destino del paese.

Dall’indipendenza ad oggi, infatti, il paese ha vissuto una crescita stabile, rendendo lo stato più esteso della regione maghrebina un posto piuttosto tranquillo. Non si può non rilevare come il presidente abbia cambiato la costituzione per essere rieletto una terza (e poi una quarta) volta. Ma le elezioni, finora, non sembrano essere state inquinate da brogli.

La destabilizzazione politica

millantata dai media è un problema che sorgerebbe proprio a seguito di un vuoto di potere che si genererebbe dalla scomparsa della scena dell’attore politico principale dell’ultimo ventennio. Il presidente è riuscito nell’arduo compito di calmare gli animi delle opposte fazioni politiche algerine e le influenze postcoloniali francesi, coltivando un’alleanza fortissima con la Russia, cimentata da un sedimentato traffico di armi, e le nuove prospettive asiatiche: con l’alleato cinese in primis.

Come tutti i politici alleati con i Brics,

però, l’Algeria vede lo sfavore dei paesi del blocco occidentale. Anche l’Italia è stato partner strategico in chiave anticoloniale, provocando l’ira francese. Ma questa è storia vecchia. Che però si collega con il ruolo del presidente che riesce a tenere unite le varie alleanze che ha personalmente contribuito a creare.

Ecco che il dubbio sul fatto che tali proteste siano orchestrate da un attore terzo come la Francia, oppure gli Stati Uniti d’America, si paventa come piuttosto realistico.

Quando uno stato in Africa è forte, indipendente e fuori dalla sfera d’influenza e d’interessi privati di certi paesi, ben sappiamo come magicamente si rischino sempre improvvise destabilizzazioni di natura talvolta dubbia o, perfino, manifesta.

La situazione è da tenere sott’occhio per numerosi motivi.

La vicinanza all’Europa, l’eventuale rinfocolarsi di estremismi islamici qualora il paese diventasse un’instabile polveriera, la partenza di tratte d’immigrazione clandestina via mare (la terra algerina è situata a 200 km a sud di Cagliari), l’alleanza con il Marocco. Bouteflika è nato a Oujda, in Marocco, perla di confine e fiorente polo di commercio tra i due paesi del Maghreb. 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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