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La clintonizzazione di Donald Trump

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Donald J Trump è stato infine clintonizzato. Dopo un immane sforzo cui hanno contribuito sia parte del personale della nuova amministrazione americana, sia la cosiddetta società civile occidentale, Trump è rientrato nei ranghi dell’ “imperialismo americano”.

Quell’American Dream che era stato bocciato in massa dagli elettori statunitensi lo scorso novembre 2016. Nonostante una campagna elettorale basata su intenzioni isolazioniste, Trump ha infine calato testa, parrucchino e mutande di fronte all’entourage neocon e democrats che attendeva con la bava alla bocca un attacco allo Stato sovrano siriano. Sono diversi i soggetti che ancor più di Trump fanno una figura becera agli occhi del mondo dopo quest’attacco assolutamente immotivato. I politici europei in primis.

I politici europei ancora asserviti a Washington

Francois Hollande, acerrimo nemico di Trump durante la campagna elettorale, ora ne plaude l’azione di aggressione. “Responsabilità tutta di Assad”, ha detto il nanerottolo stempiato dell’Eliseo. D’altronde chi meglio di Hollande può esprimersi sul rispetto dei diritti umani. Un politico che consegnò la Legion d’onor al principe saudita giusto un anno fa. Proprio il giorno successivo a un’esecuzione capitale avallata dallo stesso principe saudita.

Angela Merkel, prima bullizzata senza pietà dal tycoon, ora corre a Washington per baciarne il fondoschiena. Anche per lei la responsabilità è tutta dell’ancora Presidente siriano. Lo squallore di questo teatrino viene completato dal nostro Premier ancora sconosciuto agli italiani, Paolo Gentiloni. Anche lui, dopo aver palesemente tifato Clinton, salta ora sul carro del clintonizzato, ma vincitore, Trump. “L’azione di Trump è motivata”, dice il nostro caro lacchè di qualsiasi potere forte.

Orripilante poi è stato lo starnazzare della società civile occidentale dopo il disastro chimico siriano, sulla cui responsabilità ancora non si è fatta luce. Ha strepitato istericamente l’Ong Human Rights Watch, sempre dalla parte dei ribelli nonostante il mandato ne richieda neutralità. Amnesty International ha dichiarato: “L’Onu deve agire in maniera decisiva”. Chissà se per reazione decisiva intendevano proprio i 59 missili ordinati da Trump. Insieme a loro si è unita tutta la solita schiera mediatica, che in Italia trova la sua massima espressione nel Corriere della Sera e in Repubblica, nonché in riviste come Internazionale.

Non ci sono prove attendibili sul disastro chimico

Questo strepitio in realtà è stato mosso da un’analisi più che approssimativa anzi da dilettanti. L’utilizzo delle armi chimiche è stato infatti “testimoniato” dall’Osservatorio siriano per i Diritti Umani, un’ONG con sede a Londra composta da una sola persona che lavora solo nel Regno Unito. Questa Ong non può dunque essere ritenuta come fonte attendibile, considerato che il suo unico rappresentante Rami Abdel Raman è uno storico avversario politico della famiglia Assad.

L’altra “testimonianza” dell’attacco chimico arriva dagli Elmetti Bianchi, un’associazione che fin dalla sua formazione ha sempre lavorato a fianco dei ribelli/terroristi in Siria. Non vi è dunque prova alcuna sulla responsabilità del disastro chimico. Tanto che le stesse Nazioni Unite hanno espresso perplessità sulla condanna senza appello fatta contro Assad.

Tutte le menzogne americane

Dopo 6 anni di guerra civile che ha distrutto un Paese questi “filantropi” hanno ottenuto ciò che volevano. Ovvero la cancellazione della sovranità siriana e de facto della sua governabilità. Inutile aggiungere che l’attacco americano viola le norme vigenti del diritto internazionale e per questo l’attuale amministrazione americana andrebbe interamente portata di fronte al Tribunale Penale Internazionale per crimine di aggressione.

Ci hanno fatto credere che Milosevic fosse un genocida, per poi scoprire la sua totale assoluzione al Tribunale Penale Internazionale (peccato che Milosevic fosse già morto in carcere). Ci hanno fatto credere che i talebani avessero relazioni con Al Qaeda, per poi scoprire che Bin Laden se ne stava ben tranquillo in Pakistan. Ci hanno fatto credere che Saddam Hussein possedesse armi di distruzione di massa, per poi scoprire la debolezza dell’esercito iracheno. Ci hanno fatto credere che Gheddafi fosse un terribile omicida, per poi scoprire che la Libia era uno degli stati più socialmente avanzati del Nord Africa e che oggi, senza il suo rais, soffre una guerra civile interminabile. Oggi ci fanno credere che Assad sia un matto assassino. E tutti voi che ci credete ancora siete dei poveri scemi.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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