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Israele contro Marine Le Pen

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Ha fatto scalpore quanto detto da Marine Le Pen la scorsa settimana. Su France 2, ad un dibattito elettorale, la candidata per il Front National ha esposto in maniera chiara il suo prgramma politico. Oltre ai temi sovranisti, quali l’uscita dall’Unione europea e dalla Nato, Marine Le Pen ha affermato che, in caso di vittoria, chiederà agli ebrei francesi di scegliere una sola cittadinanza. O quella francese o quella israeliana. “Il fiore antisemita di Le Pen si posa sull’Internazionale della demagogia del cialtronismo”, ha tuonato immediatamente Giuliano Ferrara sulle pagine del Foglio. L’Huffington Post ha addirittura titolato così: “Silenzio sulle parole antisemite della Le Pen. Tutti d’accordo?”.

Un polverone si è dunque alzato sulle dichiarazioni della candidata francese. Come spesso accade il delirio mediatico ha ammutolito la ragione e il senso delle dichiarazioni della Le Pen si è perso nei meandri di un’inutile crociata in difesa di Israele. Ripartiamo dunque da zero. Marine Le Pen ha infatti spiegato così: “Israele non è un paese europeo, io sono contro la doppia nazionalità extra-europea…Non è agli ebrei, ma agli israeliani che chiedo di scegliere la loro nazionalità”. La Presidente del Front National ha dunque espresso un semplice concetto del suo programma politico, in realtà già noto.

No alla doppia cittadinanza, se una delle due è extra-europea. Nessuno escluso. Discriminatorio sarebbe stato invece concedere un trattamento di favore per gli israeliani. La Francia deve far fronte infatti ad una larga fetta di popolazione proveniente dal Nord Africa (Marocco, Tunisia e Algeria in particolare), che potrebbe non accettare una differenza di trattamento. Marine Le Pen mira dunque ad una stabilità sociale all’interno della comunità francese. Non si tratterebbe dunque di antisemitismo, come supposto da alcuni. Anzi su queste pagine è già stato spiegato in maniera esaustiva il cambio di rotta fatto dal Front National sulla questione Israele. Di questa vicenda ciò che si dovrebbe analizzare è il tempismo usato da Marine Le Pen per pronunciare questo concetto. Se infatti il programma politico del FN era già stato diffuso ed era visibile agli elettori, come mai la candidata all’Eliseo ha voluto marcare questo concetto proprio ora?

La recente politica israeliana potrebbe essere stata lo spunto per effettuare un passo indietro rispetto a Tel Aviv. Giusto una settimana fa la Knesset si è pronunciata sulla legalità retroattiva di ben 4mila insediamenti israeliani in Cisgiordania. La legge mette in regola le nuove abitazioni costruite senza autorizzazione, proponendo una forma di risarcimento per gli espropriati. Tale legge ha preoccupato la comunità internazionale che recentemente si era riunita proprio a Parigi per cercare una via di pace tra Israele e Palestina. Così le dichiarazioni della Le Pen possono essere interpretata come monito al Premier israeliano Netanyahu per mitigarne le intenzioni. Un altro fattore non trascurabile che può farci comprendere meglio i motivi delle dichirazioni della Le Pen è spiegato dal giornalista Maurizio Blondet. Sul suo blog scrive infatti che sono i cittadini francesi la prima forza del programma militare Tsahal.

Questo sarebbe un programma rivolto a soldati stranieri che vogliono dare il contributo all’esercito israeliano. Tale fenomento può portare ad eventi giuridicamente “fastidiosi”. Lo scorso 24 marzo 2016 un cittadino francese facente parte del programma militare Tsahal feriva a morte un palestinese. Lo stesso cittadino francese è stato riconosciuto colpevole dalla stessa corte israeliana. Un evento che può diventare un vero e proprio grattacapo a livello giuridico per stabilire dove e da chi il cittadino francese deve subire la condanna. A ciò si aggiunga l’immagine screditata della Francia, paese che si dichiara in prima linea per la pacificazione israelo-palestinese. “Con me Primo Ministro non ci sarà mai uno stato palestinese” aveva dichiarato Netanyahu. Marine Le Pen ha raccolto la sfida.  

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Di Redazione Elzeviro.eu

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