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Follia americana: altri dieci anni di sanzioni all’Iran

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Cambia la presidenza ma non cambia la natura sventata della classe politica americana.

 

Il Senato americano ha approvato un piano di sanzioni per l’Iran nei prossimi dieci anni, fino dunque al 2026. Tale provvedimento darà facoltà al Governo americano di imporre restrizioni nei settori della Difesa (vendita di armi?), delle banche e dell’energia nei confronti della Repubblica Islamica d’Iran.

Scelta completamente dissennata, anche perché i faticosissimi accordi sul nucleare iraniano raggiunti lo scorso luglio 2015 avevano come clausola proprio la fine del regime di sanzioni di Washington. In un colpo solo il Senato americano, composto ancora da falchi assetati di destabilizzazione mediorientale, ha distrutto forse l’unica cosa buona fatta durante la presidenza Obama. L’agenzia Reuters sottolineava oggi la piccata reazione iraniana, giustificatissima. Il capo del settore nucleare iraniano Ali Akbar Salehi ha affermato che si tratta di una “chiara violazione” degli accordi e degli impegni presi dagli Stati Uniti.

Il Regime delle Sanzioni all’Iran venne introdotto dalla sanguinaria presidenza Clinton nel 1996, il secondo passo mossi dagli Stati Uniti per destabilizzare il Medio Oriente dopo la caduta del Muro di Berlino. Il primo furono le sanzioni all’Iraq di Saddam Hussein, imposte sotto Bush sen. Mezzo milione di bambini morti fu il “pacifico” risultato di quei provvedimenti. Seguirono l’invasione dell’Afghanistan, quella all’Iraq, e la più recente destabilizzazione della Siria per mezzo di gruppi armati addestrati dal Pentagono.

Molti commentatori additano la colpa di queste sanzioni a Donald Trump. Purtroppo non sanno, o fanno finta di non sapere, che il Presidente degli Stati Uniti è in realtà un figurante, un personaggio d’immagine che risponde alle direttive di diversi poteri forti. Pare essere ancora valida l’opinione secondo cui Wall Street appoggi i democratici, come dimostrano i finanziamenti alla Clinton Foundation, mentre le aziende petorlifere tifino repubblicani. Una tesi che confermerebbe la politica aggressiva di Bush senior e Bush junior in Medio Oriente, volta alla conquista delle principali piattaforme petrolifere irachene e alla costruzione di un oleodotto passante per l’Afghanistan.

Tesi ulteriormente supportata da quest’ultimo voltafaccia americano. Le sanzioni vogliono indebolire la posizione iraniana all’interno OPEC, in modo tale da lasciare mano libera all’alleata Arabia Saudita. Considerato anche che gli USA ancora oggi sono il primo Paese importatore di petrolio.

Gli Stati Uniti non ne vogliono sapere di dar pace a quella parte del globo e una delle ragioni principali sta nell’alleanza con Riyad.  

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Di Redazione Elzeviro.eu

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