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Sabotaggio in atto contro la Brexit

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La vittoria dei “Leave” del 24 giugno scorso è andata di traverso a “qualcuno”.

Subito dopo il voto fu la multinazionale Google, che attraverso un tweet del noto servizio Google Trends, svelò come molti britannici cercarono la definizione di Unione Europea sul motore di ricerca.

Una ricerca personalissima sul proprio computer è diventato dunque indice lombrosiano di stupidità manifesta.

Secondo “alcuni”.

C’è stato poi il terrorismo mediatico legato al “crollo” del valore della sterlina sul mercato valutario. Sulle nostre pagine abbiamo già spiegato che tale crollo non era assolutamente conseguenza della Brexit, ma era dovuto ad un errore commesso da un’automated trades di Tokyo.

Un’altra mistificazione di “alcuni”.

Ora è arrivato il turno di Gina Miller, donna guyana in carriera, che ha “sfidato” il governo britannico e ha fatto ricorso all’Alta Corte di Londra contro la decisione del Primo ministro Theresa May di invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona entro marzo 2017.

L’articolo 50 avrebbe permesso al governo di avviare i negoziati d’uscita dall’Unione europea senza il passaggio parlamentare, vista la vittoria al 52% del fronte “leave” allo scorso Referendum. Inoltre, da un punto di vista giuridico, i trattati internazionali (e quindi anche l’articolo 50 del Trattato di Lisbona), rientrano nella “royal prerogative”, ovvero l’insieme di poteri una volta esercitati esclusivamente dal re e oggi passati all’esecutivo.

Gina Miller è però fund manager della SCM Director, una società colosso negli investimenti finanziari. La donna fa dunque parte di quella cricca agiata della City di Londra, che ha scommesso una fortuna sul “remain” e auspica per la sua attività l’apertura dei mercati e la deregolamentazione finanziaria. Questo sogno di speculazione senza fine di Gina Miller e molti altri top manager stava per sfumare, finché la stessa non ha deciso di fare ricorso all’Alta Corte di Londra.

I parrucconi si sono espressi e favore di Gina, contro il governo inglese e contro il 52% della popolazione britannica.

Il Dailymail li ha chiamati “enemies of the people” (“nemici del popolo”).

Ora il governo si trova di fronte ad un ricatto messo in atto dall’opposizione parlamentare, che non vede l’ora di bloccare la procedura della Brexit.

Il presidente del partito laburista Jeremy Corbyn ha già avvertito Theresa May: il Regno Unito dovrà restare dentro il mercato comune “per difendere l’industria e i lavoratori britannici”. Senza questa condizione i laburisti faranno ostruzionismo sulla procedura.

Dopo la decisione dell’Alta Corte di Londra il valore della sterlina è schizzato in alto, a dimostrazione di come gli speculatori “abbiano a cuore” il futuro del popolo inglese.

Tutta questa vicenda cosa dimostra? Ci mette di fronte ad una nuova squallida realtà: il parere del 52% della popolazione inglese (quella che produce beni reali, motore dell’economia) può essere ribaltato da una Gina Miller top manager qualsiasi.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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