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Ci sono guerre che non fanno notizia.
Per più di tre anni il conflitto in Siria tra l’esercito regolare siriano e i miliziani jihadisti non è interessato a nessuno. Ora, quando ormai l’Isis ha assunto il controllo di più del 50% del territorio, tutti si sono improvvisamente accorti degli errori commessi. Adesso, dunque, le pagine delle principali testate si dedicano unicamente al conflitto siriano, lasciando misteriosamente da parte una guerra altrettanto cruenta e decisiva in Yemen.
Dalla scorsa primavera lì si sta combattendo infatti un conflitto tra sunniti-wahabiti e sciiti per il controllo del territorio. Da una parte i sauditi, sostenitori del Presidente Hadi, destituito da una sommossa popolare, dall’altra gli sciiti zayditi sostenuti dall’Iran. In questo conflitto asimmetrico l’Arabia Saudita ha usato tutto il suo potenziale bellico, lecito e non, per colpire e fiaccare la resistenza.
Secondo l’Onu sono ben 2.100 i civili yemeniti che hanno perso la vita sotto i “bombardamenti intelligenti dei sauditi”. In tutto questo gli Stati Uniti, senza mai intervenire e sporcarsi le mani direttamente, hanno fornito il liberticida regime saudita di armi, ostacolando per giunta le rotte delle navi iraniane dirette nei porti yemeniti.
Anche la posizione italiana è rimasta assolutamente ambigua di fronte al massacro in Yemen, tant’è che il governo di Renzi ha ricevuto pure un’ammonizione da parte di Amnesty International Italia, la Rete Italiana per il Disarmo e l’Osservatorio permanente sulle armi leggere, dato che il belpaese ha esportato in Arabia Saudita armi per un totale di 21 milioni di euro solo lo scorso maggio. E oggi lo stesso premier viene a rassicurarci che non interverrà in Siria per evitare “una Libia bis”. La coerenza è un’altra cosa.
