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Nel Kosovo “liberato” si addestrano miliziani dell’Isis

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E’ saltato agli onori della cronaca uno scandalo che riguarderebbe le Ong che operano nel territorio kosovaro, in particolare quelle saudite. In Kosovo vivono 2 milioni di persone, di cui si stima che il 90% sia di etnia albanese e di fede musulmana e che oltre 50mila persone facciano parte dell’islam più intransigente e radicale.

Così alcune Ong saudite, con la copertura dello “scopo umanitario” avrebbero trovato terreno fertile per la causa islamica. Portando aiuti alle famiglie e corsi di formazione gratuiti per i più giovani, queste organizzazioni non governative sono così riuscite a conquistarsi la fiducia degli abitanti e a influenzare la loro fede religiosa, indirizzandola verso un’interpretazione estrema del Corano. Secondo il lavoro di ricerca dello scrittore Magni Ciccotti, conclusosi con il libro “Kosovo: un paese al bivio”, queste particolari Ong opererebbero all’interno della comunità kosovara finanziando, innanzitutto, la costruzione di moschee, per poi utilizzarle come presidio di reclutamento delle nuove leve per la causa jihadista.

La madre di tutte queste Ong saudite sarebbe il “Saudi Committee for United Aid“, il cui quartier generale si trova a Riad, in Arabia Saudita, e di cui esiste una succursale che opera per l’appunto in Kosovo. Il compito di tale Ong sarebbe quello di coordinare gli sforzi di tutte le Ong saudite presenti nei territori della ex-Jugoslavia, e non solo. Il tutto finalizzato alla diffusione dell’ideologia wahabita dell’Islam, con la quale la popolazione non aveva alcuna familiarità prima dell’occupazione da parte delle truppe NATO.

Un esempio tangibile del lavoro di queste Ong è la moschea di Klina, costruita quasi di fronte ad una grande Chiesa Cattolica, quasi a voler rinfocolare l’odio tra l’etnia albanese e quella serba, che ancor oggi sta subendo le vendette da parte dell’UCK (esercito di liberazione albanese), dopo più di quindici anni dall’intervento NATO nella regione.

L’agenzia antiterrorismo statunitense ha già stilato una “lista nera” delle Ong a rischio reclutamento e ne sta monitorando l’attività da tempo, senza però venirne a capo. Troppo difficile risalire all’origine dei finanziamenti e comprendere se le Ong siano dei semplici strumenti inconsapevoli oppure se siano degli attori protagonisti che recitano volontariamente il ruolo di copertura per i finanziamenti alle nuove leve dell’Isis. E’ venuto però fuori dalle indagini portate avanti dalla CIA e dall’agenzia antiterrorismo USA che le Ong pagherebbero i promettenti jihadisti a botte di 300-400 euro mensili, una cifra che fa gola in un territorio dove lo stipendio medio arriva sì e no a 250 euro mensili.

Il Kosovo “libero” e democratico costruito dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale è in realtà un luogo di conflitto e alta tensione, dove gli albanesi musulmani la fanno da padroni, mentre i serbi cristiani non hanno più voce in capitolo, considerati ancor oggi i “cattivi” dall’opinione pubblica occidentale. Le bombe NATO hanno dunque creato una polveriera pronta ad esplodere, proprio dietro casa nostra. Una mossa che ricevette il pieno appoggio dell’allora governo D’Alema.  

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Di Redazione Elzeviro.eu

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